mercoledì 2 novembre 2011

LE RICETTE DEL PROFESSORE...


L'economia, il mercato, hanno le loro regole; alcune complesse, e incomprensibili se non a seguito di lunghi studi, alcune semplici come quella elementare della formazione del prezzo sulla base della contrattazione tra domanda e offerta.
Che la maggior parte delle persone non conosca e capisca le regole più complesse, è cosa normale e comprensibile... è invece incomprensibile come studiosi della materia, insigni professori, di fama internazionale che hanno pure ricoperto importantissimi incarichi istituzionali con competenze in materia economica,non riescano a capire cose semplicissime che sono invece alla portata di tutti.
Un paio di settimane fa leggo sbalordito un articolo a firma di Oscar Giannino nel quale egli diceva che sarebbe più equo far pagare una tassa a tutti proprietari di abitazione (anche pensionati col minimo e la badante da pagare, e anche quelli che quasi affogano per pagare il mutuo venti o trentennale di quella casa di cui sono diventati proprietari non senza aver prima pagato allo Stato migliaia di euro di tasse sull'unghia) anzichè un'imposta dell'1,5% sui patrimoni superiori al milione e mezzo di Euro così come proposto da Confindustria.
Una settimana fa, invece (esattamente Domenica 9 Ottobre) leggo, sempre dalle colonne del Gazzettino, un articolo intitolato "Una ricetta SEMPLICE per incrementare lo sviluppo" a firma di Romano Prodi.
Non ho mai avuto molta stima di Prodi, ma quell'articolo davvero mi ha fatto accapponare la pelle al pensiero di come sia possibile che una persona così tanto stimata, un professore, un ex presidente del consiglio, sia talmente ignorante da non conoscere il semplicissimo motivo per cui, come lui stesso afferma, "vi sono quasi sei milioni di abitazioni non occupate, che non danno alcun reddito."
Quale sarà mai il motivo per cui chi ha un'abitazione vuota preferisce rinunciare al reddito che verrebbe dall'affittarla? forse che i proprietari di questi sei milioni di abitazioni schifano di guadagnare qualche soldo che, oltrettutto, andrebbe a compensare le inevitabili spese di manutenzione e le spese comuni (in casi di appartamenti condominiali) che ci sono sempre a prescindere se l'abitazione è affittata o meno?
Andiamo, sù, un piccolo sforzo di immaginazione caro professore, prova a pensare un pochino...
Non sarà che in Italia, dato l'attuale impianto giuridico assai sbilanciato a tutela degli inquilini, la sua inefficienza quando è il proprietario che deve essere tutelato, la sua onerosità, a fronte della prospettiva di un guadagno da affitto al proprietario si pone IL GRAVE RISCHIO di trovarsi di fronte ad un inquilino moroso (sul cui affitto non incassato lo Stato comunque pretende il versamento delle imposte da parte del proprietario) dal quale non è più possibile liberarsi, se non dopo anni e con costi ingenti?
Non sarà forse per quello?
Se gli affitti in Italia sono altissimi e ci sono sei milioni di immobili sfitti... non sarà per caso che in Italia i rischi collegati sono eccezionalmente alti rispetto agli altri paesi d'europa?
Ma sentiamo qual'à la SEMPLICE ricetta pensata dal professor Prodi, "per spingere i proprietari a fare ogni sforzo per mobilizzare e fare fruttare il proprio patrimonio".
Basterebbe, indivina un po? "reintrodurre l’Ici (con le dovute modulazioni per le categorie più disagiate) e innalzarla nei confronti dei sei milioni di case sfitte".
Geniale e perfettamente in linea con il sempre "semplice" modo di pensare del professore; il quale è sempre stato un fautore dell'introduzione di maggiori imposte qui o là a seconda di dove si vuole dirottare le risorse del mercato.
Però il giochino dell'aumento del carico per ottenere il riequilibrio di una nave sbilanciata, ha un limite, quello della soglia di galleggiamento!
Se ho una barca che è già sbilanciata da un lato (6 milioni di case sfitte) a causa di un eccesso di carico (il rischi collegati all'attività affittuaria in Italia) e per ribilanciarla, invece di rimuovere l'eccesso di carico (riducendo il rischio) aggiungo un'altro carico, devo stare attento che magari la barca non affondi sotto il peso eccessivo di troppi carichi.
Perchè, come disse Herman Daly, se si aggiunge continuamente carico ad una nave e ci si preoccupa solo di distribuirlo efficientemente senza curarsi della sua entità, prima o poi la barca affonderà anche se con la magra consolazione di vederla affondare in "modo ottimale".
Nel caso specifico, in un mercato immobiliare già fortemente scoraggiante, la "semplice ricetta" del professore, avrebbe l'unico probabile effetto di creare un'ondata di vendite (da parte dei proprietari che oggi tengono sfitto perchè ritengono inacettabile il rischio da sostenere,ma ancora accettabile i costi da sostenere per il mantenimento della proprietà) che deprimerebbero ulteriormente e fortemente il già asfittico mercato immobiliare, e dirotterebbere tutte le scarse risorse liquide ottenute dalla vendita sotto costo degli immobili, verso il mercato immobiliare estero.
Grandioso, proprio quello che serve all'Italia, ottima "ricetta" professore, complimenti!

Il controsenso di oggi è questo:
Che una persona possa raggiungere altissimi ruoli istituzionali, e gli vengano riconosciuti importanti titoli accademici, e sia conosciuto e stimato a livello internazionale e, purtuttavia, dimostri di non essere in grado di capire cose che sono alla portata di una qualsiasi normalissima persona che sia almeno in grado di leggere e scrivere.

Saluti e...
buoni controsensi a tutti.

giovedì 1 aprile 2010

Il popolo dei lavoratori senza diritti

Anche questa sera, giovedì 1 Aprile, la puntata di Anno Zero è riuscita a scandalizzarmi... è per me infatti inaccettabile usare le miserie della vita umana per fare del sensazionalismo o, ancor peggio, del moralismo peloso.

Mi riferisco al "servizio" che vedeva protagonisti due immigrati, assunti in nero per lavorare in uno o più cantieri edili, che, non vedendosi pagare le loro prestazioni, decidono, con la complicità del giornalista di Anno Zero, di creare una situazione tragico/drammatica salendo di loro sponte sulla cima di una gru e urlando a squarciagola "aiuto! aiuto!".
Nel frattempo il giornalista di Anno Zero ai piedi della gru si aggirava per il cantiere interrogando tutti quelli che gli capitavano a tiro...
Le domande avevano evidentemente due soli scopi: se quello che veniva interrogato era un lavoratore, si voleva misurarne la solidarietà con i "colleghi" in pericolo di vita sulla cima della gru; se quello interrogato era invece un "responsabile" del cantiere, lo si voleva porre di fronte all'accusa di sfruttamento del lavoro nero.
Il teorema alla base del servizio è ovviamente questo: nei cantieri edili i lavoratori stranieri vengono "assunti" in nero, senza garanzie, sfruttati, e addirittura, a volte nemmeno pagati (come era il caso dei due protagonisti del servizio).

Il teorema è stato sostenuto benissimo in tutto il servizio senonchè il giornalista, mentre vaga all'interno del cantiere, si imbatte in un lavoratore e, prontamente, nell'ovvio intento di etichettarlo come sfruttato o sfruttatore, gli domanda: "sei in regola?".
E il lavoratore risponde: "sono un artigiano".
A questo punto il giornalista si trova spiazzato perchè non può considerarlo nè uno sfruttato, nè un collega degli sfruttati, nè uno sfruttatore... per cui passa oltre senza commenti.
Il commento invece lo faccio io ora... ed è un commento molto ma molto amaro sulla diseguaglianza di fatto con cui vengono, non solo trattati, ma anche mediaticamente "considerati" i lavoratori Italiani.

Qual'è la differenza tra i lavoratori in nero, che non sono stati pagati, che sono stati sfruttati, che hanno lavorato senza garanzie e che per tutto ciò sono saliti sulla gru ad inscenare la tragedia, e il lavoratore "artigiano" nel quale è incappato il giornalista?
La differenza è una sola: il secondo è andato all'agenzia delle Entrate e si è fatto assegnare un numero di Partita IVA, i primi non l'anno fatto.
Questa elementare distinzione puramente fiscale/amministrativa fa sì che i primi, se lavorano senza garanzie, senza sicurezza, se non ricevono il compenso per il loro lavoro, se vengono lasciati a casa da un giorno all'altro... allora sono delle "vittime", soggette allo sfruttamento altrui, e meritevoli quindi della solidarietà di tutti unitamente alla condanna dei loro aguzzini sfruttatori; mentre l'artigiano, il lavoratore dotato di partita IVA, se lavora senza garanzie, senza sicurezza, se (come spesso succede) non viene pagato per il lavoro prestato, se gli viene improvvisamente revocato il lavoro inizialmente assegnato... allora... beh... allora niente... è un "artigiano", sono i "rischi del mestiere" in proprio... anzi... quasi quasi c'è anche da dubitare sulla sua onestà dato che i possessori di partita IVA, in Italia, sono mediaticamente considerati quasi certamente evasori fiscali.
Abbiamo quindi una situazione reale in Italia che vede contrapposti due tipi di lavoratori.
Gli uni, dipendenti, che hanno diritto a garanzie di continuità, di sicurezza, di pagamento, di ferie, etc... gli altri, i "non dipendenti", che sono lavoratori come i primi, ma che essendosi dotati di una propria posizione fiscale, non hanno diritto a nulla e nulla gli viene riconosciuto nemmeno mediaticamente.

A questo punto la domanda mi sorge spontanea: ma se quel giornalista di Anno Zero, invece di incoraggiare i due immigrati lavoratori in nero a salire sulla gru per generare dramma e tragedia, li avesse invitati a recarsi negli appositi uffici per dotarsi anch'essi di una propria posizione fiscale, trasformandosi così da lavoratori "in nero" in lavoratori "autonomi"/"artigiani"... non avrebbe contribuito a dare un esempio a milioni di Italiani e non, di come si può facilmente uscire dalla condizione di lavoratore "sfruttato", pur continuando a lavorare senza garanzie... compresa quella di venire pagato?

Il controsenso di oggi è questo:
In Italia, non avere o avere una propria autonoma posizione fiscale, fa la differenza tra l'avere o non l'avere "diritto a diritti e garanzie" quando si lavora.
Ci sono milioni di Italianissimi lavoratori, dotati di partita IVA, che quotidianamente lavorano senza alcuna garanzia... ma di questi lavoratori, e delle loro difficoltà e drammi, nessuno ne parla se non quando si tratta di dare la caccia agli evasori fiscali.

Saluti e...
buoni controsensi a tutti.

martedì 10 febbraio 2009

Abilitare automaticamente l'ICS sulla connessione attiva



Se hai visitato la pagina Web che riporta le istruzioni per ottenere un sistema in grado di condividere automaticamente una qualsiasi connessione Internet attiva, e hai domande da porre o commenti da fare, sei invitato ad usare il link sottostante ("Posta un commento")

Grazie

Halnovemila

lunedì 26 gennaio 2009

DUTraffic_Reset&Run: una soluzione per chi naviga con 3


Coloro che sono clienti Tre e usano l'opzione "dati" Naviga 3 30 giorni, Naviga 3 7 giorni, Tre.Dati, Tre.Dati Plus, hanno solitamente un problema da risolvere: evitare che, durante la navigazione, si possa accidentalmente superare la soglia del traffico disponibile.
Se è abbastanza facile trovare un programma in grado di monitorare il traffico "consumato" (la stessa 3 ne fornisce uno), non altrettanto facile può dirsi trovare un programma che in automatico interrompa la connessione Internet non appena raggiunto il limite del traffico utilizzabile.
Io, ho sviluppato una soluzione personalizzata, un programma di tipo script, che agendo in combinazione con il software DUTraffic, è in grado di rispondere a tutte le esigenze di chi, come me, è un abituale fruitore della connessione dati con traffico prepagato offerta da 3.
Il programma, che ho chiamato DUTraffic_Reset&Run, fornisce le seguenti funzioni:
  • consente di impostare la disconnessione automatica al superamento di una determinata soglia di traffico giornaliero o mensile.
  • permette di modificare il valore dei contatori (è possibile, quindi, allineare il valore misurato da DUTraffic con quello letto nell'Area Clienti di 3; particolarmente utile quando la connessione Internet viene usata anche per navigare dal "telefonino")
  • distingue le connessioni Dial-Up e non mescola il traffico effettuato con una connessione con quello effettuato con un'altra (utile quando si dispone anche di una connessione Internet alternativa).
  • consente di usufruire del traffico disponibile anche al superamento della mezzanotte.
  • consente di impostare una data di scadenza superata la quale viene impedito l'uso SOLO della connessione Internet soggetta a soglie.
in più DUTraffic_Reset&Run.vbs, essendo uno script, ha questi vantaggi intrinseci:
  • è Open Source, e chiunque può leggerne il codice ed eventualmente correggerlo o migliorarlo.
  • può essere modificato per rispondere ad altre esigenze (come quella di impostare un limite di tempo anzichè di traffico).
  • non richiede installazione.
  • è piccolissimo (occupa 95Kbyte).
Per maggiori informazioni: http://www.controsensi.it/DUTRR/DUTRR.html

Chiunque voglia lasciare un commento su questa mia realizzazione può farlo qui.

giovedì 8 gennaio 2009

Bruciare... in pubblico (tempo di lettura 12 minuti)

Ci risiamo...
a dieci mesi di distanza, il copione si ripete.
Sempre, perfettamente, uguale. (vedi quanto ho scritto qui, nell'articolo di marzo 2008).

Nel silenzio più assoluto dei media nazionali, ed in particolare dei TG RAI (per i quali questo silenzio costituisce "colpa grave"), da settimane e mesi i palestinesi "controllati" da (o "aderenti" ad) Hamas bombardano ininterrottamente la popolazione civile Israeliana con quotidiane gragnuole di ordigni esplosivi (comunemente definiti "razzi" dai nostri giornalisti), magari con l'aggiunta dei nuovi missili "Grad" a lunga gittata.
Poi, un ... giorno, parte la risposta militare Israeliana (a fine Dicembre 2008) e...
Boom!
Ecco L-A_N-O-T-I-Z-I-A!
E tutti, dico tutti, i giornali cominciano a parlare di "vittime", di quanto "è inutile la guerra", di quanto "è ingiusta" la guerra, di quanto soffrono i palestinesi, si fanno interviste a vari esponenti della cultura Israeliana (il direttore del concerto di fine anno a Vienna, il direttore del film valzer con Bashir) i quali, immancabilmente, hanno parole di condanna verso quello che sta facendo il loro paese e, magari, assieme alla martellante "cronaca" della "distruzione" e delle morti innocenti "causate" dall'esercito Israeliano, magari dico, a lato, di contorno, di sfuggita, passa anche quell'informazione che per mesi è stata taciuta:
che da giorni, settimane, mesi, sotto il quotidiano, ininterrotto, bombardamento di razzi e missili lanciati dai palestinesi di Hamas, nella striscia di Gaza (non dai territori della Cisgiordania) gli Israeliani (i civili, uomini, donne, bambini, anziani) per proteggersi, vivono rintanati nelle cantine dei loro edifici, nei rifugi; in un'esistenza da incubo, in sospeso, al suono delle sirene e delle esplosioni (interessante al proposito la lettura di questo articolo apparso sul Corriere della Sera).

Visto che, come ho detto sopra, il copione si ripete, anche in questa occasione non manca chi, durante una manifestazione, si mette a bruciare "in piazza" la bandiera dello Stato di Israele, magari in compagnia di quella degli USA.

Cominciamo col dire che dare fuoco ad una bandiera può significare solo una cosa:
manifestare il desiderio di vedere "distrutto" (tra le fiamme) ciò che quella bandiera rappresenta; ovvero, nel caso delle bandiere nazionali, un intero popolo.

E' una vera manifestazione di "odio" (il sentimento distruttivo per eccellenza) con chiare connotazioni "razziali" in quanto rivolto ad una "generalità" di persone identificate solo dalla loro appartenenza al "gruppo sociale" rappresentato dalla bandiera data alle fiamme.

In un paese come il nostro, dove anche la cattura (con eventuale collutazione e uso della forza) e la carcerazione di un delinquente di origini straniere e/o di "religione musulmana" può dare vita a infinite polemiche e feroci accuse di "razzismo" contro gli agenti che hanno eseguito l'arresto,
in un paese come il nostro, dicevo, è difficile comprendere come mai bruciare in pubblico la bandiera di Israele, la bandiera degli Israeliani, passi sempre nell'assoluta indifferenza dei telegiornali di Stato, che raramente, se non mai, ne danno notizia.
E' difficile comprendere come mai, a seguito di tali gesti pubblici palesemente carichi di odio razzista, non parta immediato il coro di dichiarazioni di sdegno e condanna che siamo soliti udire in altre occasioni.

Forse che bruciare in pubblico la bandiera di uno stato non sia considerato, dai nostri giornalisti, una pericolosa manifestazione di odio razzista?

Forse che per i nostri giornalisti, dare alle fiamme il simbolo di un "popolo" non è poi un gesto "così grave" da potersi guadagnare l'"onore" della cronaca?

Forse non lo è...
interessante a questo proposito la dichiarazione di Mercedes Bresso (esponente della sinistra italiana, e aderente al PD), presidente del Piemonte, nonché della Fiera del Libro di Torino, durante un'intervista rilasciata ad una giornalista del quotidiano L'Unità, secondo cui bruciare la bandiera del popolo Israeliano è una manifestazione "disprezzo e di volontà di violenza", verso quel popolo, che parte da "posizioni politiche anche comprensibili [...] condivise non solo dalla sinistra", e che si può definire come "reato d'opinione".

Ecco, forse qui già si può intendere qualcosa in più.
1)Bruciare la bandiera di Israele è un gesto che può anche essere "politicamente comprensibile".
2)Bruciare la bandiera di Israele è un gesto che riguarda l'espressione delle proprie "opinioni"; insomma, qualcosa che ha a che fare con il diritto individuale, tutelato dalla nostra Costituzione, di "manifestare liberamente il proprio pensiero"(art. 21).

Insomma, forse bruciare in pubblico il simbolo di un popolo, di un Paese, è un gesto, violento, di odio razzista che meriterebbe di essere riportato, almeno, dai giornalisti di Stato per essere pubblicamente denunciato ed essere, altrettanto pubblicamente e vivamente condannato da tutti gli esponenti del mondo politico, culturale e intellettuale Italiano, ma...
... ma,
... c'è un ma...
... se ad essere bruciata è la bandiera del popolo Israeliano, forse la condanna non sarebbe poi così "convinta" e non così "generale" e, forse, nemmeno tanto "giusta" visto che andrebbe in "conflitto" col succitato diritto a manifestare liberamente il proprio pensiero.

Insomma, con tutte queste incognite... è "normale" che i giornalisti (soprattutto quelli "di Stato") si guardino dal fare denuncie che potrebbero non raccogliere il "necessario" "sostegno" politico.

E, infatti, non ne hanno fatte!
Se non fosse per la polemica seguita alle dichiarazioni del presidente della Camera, On. Gianfranco Fini, secondo le quali la recente manifestazione di protesta, svoltasi a Torino, durante la quale è stata data alle fiamme la bandiera del popolo Israeliano, costituisce un fatto ancor più grave dell'assassinio di un giovane da parte di quattro giovani "naziskin".
L'accostamento dei due fatti pare a prima vista assurdo e, a maggior ragione, la "scala" di gravità esposta dall'On. Fini; da qui tutte le successive polemiche "nazionali" che hanno tenuto occupati quasi tutti i mezzi di informazione.
In realtà è facile capire, per chi ascolta senza pregiudizi, che Fini si riferiva alla gravità "politica" dei due fatti a confronto, e non c'è dubbio che se da una parte l'omicidio del giovane è da definirsi un fatto criminale politicamente irrilevante (non ci sono state motivazioni "politiche" a scatenare l'aggressione assassina, ma "il rifiuto di una sigaretta"; inoltre la condanna del crimine è stata immediata e totale, senza distizioni, da parte di tutte le forze politiche, ed infine i criminali sono stati catturati e posti sotto processo), dall'altra la bandiera dello Stato Ebraico data alla fiamme in pubblico (per l'ennesima volta) da esponenti militanti nell'area della sinistra radicale, oltre ad essere un "reato" ed una chiara manifestazione di odio razzista, è un gesto con chiare ed evidenti finalità politiche la cui maggior gravità consiste, appunto, nel fatto che sul quel gesto cala il "silenzio" dei media, la "comprensione" di una parte della politica, l'"indifferenza" di un'altra, e, per finire, gli autori del reato, non risultano perseguiti per aver manifestato il loro di odio razzista (come è previsto dalla Legge).

Qualcuno potrebbe essere portato a credere che l'assenza di denuncia mediatica e politica non sia collegato alla specificità della manifestazione di odio diretto verso la popolazione Israeliana(=ebraica), ma proprio dal fatto che tale gesto costituisce una "libera manifestazione di pensiero" e pertanto, di per sè, non censurabile e non "condannabile".

Ebbene, le cose non stanno così... e lo dimostro con un semplice ma efficace esempio.

Si provi ad immaginare la reazione mediatica, per ciascuno dei seguenti gesti incendiari fatti in occasione di una pubblica manifestazione:
1)Un gruppo di persone, brucia un poster con il volto di Enzo Iacchetti
2)Un gruppo di persone, brucia un poster con il volto di Silvio Berlusconi
3)Un gruppo di persone, brucia la bandiera Italiana
4)Un gruppo di "Leghisti", brucia la bandiera Italiana.
5)Un gruppo di persone, brucia la bandiera Palestinese.
6)Un gruppo di aderenti a movimenti di estrema destra, brucia la bandiera Palestinese.
7)Un gruppo di persone, brucia la bandiera dell'Arabia Saudita
8)Un gruppo di aderenti a movimenti di estrema destra, brucia la bandiera dell'Arabia Saudita

Credo sia facile concordare che, partendo dal primo caso, si può immaginare che la reazione mediatica sarebbe via via più estesa e la denuncia/condanna, più forte e decisa, man mano che si prosegue verso l'ultimo caso, nel quale, con tutta probabilità è facile prevedere ripercussioni perfino sul piano diplomatico internazionale (ricordo le asprissime polemiche nazionali e le manifestazioni violente contro il consolato Italiano a Bengasi, in Libia, che sono seguite quando, il 15 Febbraio 2006, durante un'intervista televisiva del TG1, un senatore della Lega Nord, al tempo ministro delle Riforme, ha fatto intravedere uno scorcio della maglietta che indossava sotto la camicia, sulla quale avrebbe dovuto esserci stampata, ma non c'è stato modo di vederlo, una delle caricature pubblicate sul giornale danese Jyllands-Posten, ritenute offensive da esponenti della cultura musulmana in Europa e nel mondo. Vale la pena di ricordare anche che, per il suo presunto "reato d'opinione", il ministro Leghista è stato immediatamente inquisito dalla magistratura Italiana e posto sotto processo).

Si provi ora a immaginare, anzi, a ricordare la reazione mediatica, per ciascuno dei seguenti gesti incendiari fatti in occasione di una pubblica manifestazione:
1)Un gruppo di persone, brucia la bandiera di Israele
2)Un gruppo di aderenti a movimenti di "sinistra", brucia la bandiera di Israele
3)Un gruppo di persone, brucia la bandiera degli USA
4)Un gruppo di aderenti a movimenti di "sinistra", brucia la bandiera degli USA.

Nessuna denuncia, nessuna reazione, nessun dibattito politico, nessun "incidente diplomatico", nessuna ambasciata o consolato Italiano preso di mira da manifestanti in Israele, nè negli USA.

Mi ricordo perfettamente di un servizio trasmesso mesi fa su di un TG RAI, durante il quale si vedevano le immagini delle bandiere di USA e Israele date alle fiamme e si sentivano dei manifestanti scandire lo slogan " dieci, cento, mille Nassirya".
Ebbene, rimasi allibito, stupefatto e amareggiato nell'osservare che tutti i commenti di sdegno e condanna collegati a quel servizio, si riferivano esclusivamente allo slogan che offendeva la memoria dei nostri "eroi" caduti in Iraq.
NON UNA PAROLA, sulle bandiere date alle fiamme.

Chi è dotato di un minimo di onestà intellettuale non può non riconoscere in questa "disparità" di trattamento mediatico e di "giudizio" politico, l'esistenza di una vera "discriminazione".

Bruciare la bandiera del popolo Israeliano, dello Stato Ebraico, non viene considerato (dai mezzi di informazione) un gesto degno di denuncia e condanna per il fatto stesso che ad essere offeso e oggetto della manifestazione di odio è il simbolo dello Stato Ebraico, del popolo di Israele e non un altro; qualunque altro simbolo politico o bandiera data alle fiamme provocherebbe senza alcun dubbio una immediata denuncia e viva condanna.

Se non è questo il sintomo dell'esistenza, o meglio, della permanenza di un grave, anzi gravissimo, pregiudizio razziale "anti-Israeliano/ebraico" in Italia, ditemi voi cos'è.

Il controsenso di oggi è questo:
Che in un paese dove la "caccia al razzista" è un "sport" praticato quotidianamente da tutti i mezzi di informazione, "sfugga" quanto "odio razzista" e "razzista desiderio di annientamento" si manifesti allorquando, in pubblico, venga dato alle fiamme il simbolo dello Stato e del Popolo Ebraico.

Saluti e...
buoni controsensi a tutti.

venerdì 6 giugno 2008

X800 PRO 16 pipeline unlock mod


Se hai visitato la pagina Web che riporta le modifiche da me effettuate su di una GeCube Radeon X800 Pro, e hai domande da porre o commenti da fare, sei invitato ad usare il link sottostante ("Posta un commento")

Grazie


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Thanks

Halnovemila