sabato 1 marzo 2008

Per i nostri TG, 1000 razzi non valgono un solo "Kamikaze"

Ci risiamo...
Dopo settimane di silenzio assoluto sullo stato del mai sopito conflitto palestinese/Israeliano, all'improvviso... LA NOTIZIA
Sì, sì... L-A_N-O-T-I-Z-I-A, lo riscrivo, in stampatello maiuscolo e ben scandito perchè questo è la radice del problema che segna in modo profondo e pericoloso (per la formazione della "pubblica opinione"), il sistema informativo (o meglio, in questo contesto , dis-informativo ), giornalistico, pubblico e privato.
Oggi, per esempio, dopo settimane di silenzio, improvvisamente, tutti i telegiornali di Stato hanno inserito nella scaletta delle notizie del giorno un servizio sull'intervento militare Israeliano nella cosidetta striscia di Gaza, che ha comportato la morte di circa trenta palestinesi tra cui "miliziani" (altri li definirebbero "terroristi"), e "civili"; tra questi, come accade quasi puntualmente, tre bambini.
Questa, veramente in sintesi, LA NOTIZIA.
Ovviamente su questa "notizia", come su tutte quelle che riguardano il conflitto palestinese/Israeliano, il conteggio dei morti, feriti, danni, e la qualificazione di questi, cioè la distinzione in terroristi, "miliziani", "civili", "bambini", è lasciato a "fonti" che, molto comprensibilmente, NON VENGONO VERIFICATE prima di pubblicare o trasmettere dai telegiornali le "notizie" (a dispetto di quella che dovrebbe essere una delle principali norme deontologiche del giornalismo professionale).
Dico "molto comprensibilmente" perchè è noto che ormai, oggi, il giornalismo si fà soprattutto per telefono, per motivi "prestazionali" in primis (che si basa su quella competizione che vede un giornale/giornalista più "bravo" di un'altro se riesce a dare la notizia per primo); ma per quanto riguarda le notizie dal medio oriente si aggiungono altre complicazioni: una oggettiva difficoltà ambientale che rende difficile la raccolta diretta di informazioni da entrambi le parti in conflitto; e poi, soprattutto, la barriera culturale/linguistica.
Gli inviati Italiani non sono in grado di comprendere le comunicazioni e le "informazioni" che vengono trasmesse in arabo dai media locali, (anche quando a parlare sono gli stessi leader palestinesi) e si devono pertanto affidare alle "versioni in Inglese" opportunamente predisposte dai leader e "giornalisti" locali ad uso e consumo dei "colleghi" occidentali, tra cui, ovviamente, anche quelli Italiani.

Non starò qui a discutere sul tema della qualità del giornalismo Italiano in generale, mi basterà riportare due link trovati velocemente con Google inserendo le parole "deontologia giornalistica verifica delle fonti" nel campo di ricerca: http://www.bolognadue.it/angelorizzi/tecap12.htm, http://attivissimo.blogspot.com/2008/02/hostess-spogliarellista-video-autentico.html.
Il primo riporta un'estesa analisi dei tipici problemi legati al rapporto tra la "realtà" e la "rappresentazione" giornalistica; il secondo, un recente, divertente, e drammaticamente esemplificativo caso di mancanza di verifica sulle fonti.

Mi preme invece osservare come questa situazione deficitaria del giornalismo in generale, sia particolarmente devastante quando a venire trattate e trasmesse sono le "notizie" che riguardano la situazione in Israele e nei "territori Palestinesi".
L'effetto è "devastante" perchè produce costantemente una rappresentazione altamente distorta della "realtà" che indubbiamente influenza in modo determinante e fortemente emotiva "l'opinione pubblica" in merito al conflitto ed in particolare, condiziona il giudizio di merito sull'operato delle autorità Israeliane, su Israele nel suo insieme, e, in ultima analisi, sugli Israeliani in quanto ebrei.
Non c'è bisogno di sforzarsi molto per trovare anche nelle cronache più recenti, la registrazione in Italia di atti di ostilità, di censura, se non di manifesta violenza, da parte di gruppi organizzati (soprattutto legati ideologicamente con ambienti della sinistra) contro docenti, scrittori, personale diplomatico, luoghi e persone appartenenti alle comunità ebraiche Italiane, che, di volta in volta, venivano identificati come rappresentanti di Israele e della sua società.
Questi episodi si fondano e prendono spunto, putroppo, anche da quella costante deformazione dell'informazione operata (consapevolmente o meno) dai media Italiani e che riconduce la rappresentazione di Israele a quella di "Stato oppressore" e infanticida.
Nella nostra società, così fragile, ansiosa, aggrappata tenacemente all'idea cattolico-comunista della solidarietà, dell'uguaglianza, del diritto al diritto, dello Stato "garante della pace e della serenità", la figura dello "Stato oppressore e infanticida" desta ovviamente sentimenti fortemente ostili; paradossalmente più ostili di quelli che suscitano gli attentati terroristici in genere (in quanto i terroristi vengono considerati, più o meno, alla stregua di "dementi", di "incapaci di intendere e volere", pertanto i loro crimini vengono giudicati con quella tipica clemenza a cui la nostra stessa giustizia penale ci ha da lungo abituato; una specie di "attenuante" che non si può certo riconoscere alle azioni compiute da un Stato).

Il giornalismo pubblico, di Stato, in quanto pagato con i soldi di quasi tutti gli Italiani, dovrebbe essere garanzia di equilibrio e professionalità, e proprio per questo ha più effetto di altri mezzi di informazione sulla formazione dell'opinione pubblica, proprio perchè i suoi utenti "si fidano"; pertanto, laddove l'informazione sia distorta dal giornalismo di stato, maggiore è l'effetto disinformativo, e più grave la Colpa.

Purtroppo la distorsione è tanto forte quanto difficilmente identificabile dalla maggioranza degli Italiani che, si sa, non dedicano molto tempo alla lettura nè all'approfondimento.
Il fatto è che la deformazione inizia proprio con "la notizia", o meglio, con LA SCELTA della notizia; e qui, finalmente, mi ricollego all'inizio di questo Post.

Ascoltando attentamente tutto il servizio mandato in onda oggi su tutti i TG nazionali, si capisce chiaramente che dalla striscia di Gaza sono giorni che vengono lanciati decine di "razzi", per non dire "missili", sulle case e sulle teste degli Israeliani, uomini, donne, e bambini inclusi.
Come mai di questo FATTO (di cui certamente i giornalisti inviati e le nostre redazioni erano perfettamente a conoscenza) NON E' STATA DATA NOTIZIA?
Mi ricordo perfettamente che, circa vent'anni fa, per il solo fatto che una paio di esplosioni sono state udite vicino alle coste di Lampedusa, per i giorni a seguire i giornali e telegiornali Italiani hanno riempito pagine e ore di trasmissione per dare e trattare "LA NOTIZIA" riguardo a due presunti missili lanciati, presumibilmente, dalla Libia.
Perchè, allora, mi domando, la gragnola di "missili" che da mesi e mesi, viene lanciata dai palestinesi di Gaza sugli Israeliani, bambini inclusi, producendo, danni, feriti, qualche morto, e molto, molto terrore, non viene considerata dalle redazioni dei telegiornali di Stato, degna di diventare "notizia"?
Non dico un un servizio al giorno, visto che i lanci sono quotidiani, ma almeno uno alla settimana! giusto per mantenere nell'opinione pubblica una certa consapevolezza sul reale stato delle cose e non, piuttosto, indurre gli Italiani a credere che, per il solo fatto che i giornali nostrani non ne parlano, i palestinesi concedano periodi di "tregua" alla popolazione Israeliana (come gli stessi giornalisti spesso si ritrovano a dire).

Insomma, se i palestinesi "bombardano" gli Israeliani, di questo non viene data notizia agli Italiani, ma se Israele reagisce e attacca le postazioni da cui partono i missili palestinesi, il fatto diventa immediatamente degno di occupare un posto nella scaletta dei telegiornali.

E' difficile capire perchè il continuo e quotidiano attacco "razzistico/missilistico" dei palestinesi contro uomini, donne e bambini Israeliani (quindi deliberatamente contro "civili") non sia ritenuto degno di essere NOTIZIA, mentre la reazione Israeliana sì.

Ma è facile, invece, capire che questa SELEZIONE delle informazioni, già da sola è sufficiente a distorcere la rappresentazione della realtà.
L'ascoltatore è inevitabilmente indotto a ritenere il lancio dei "razzi" palestinesi SPORADICO e sostanzialmente inoffensivo (il nome stesso "razzo", invece di "missile", aiuta questa percezione); la stessa assenza di "interesse" giornalistico sul fatto sostiene l'idea che gli effetti letali di questi lanci siano trascurabili... sennò i giornali ne parlerebbero... no?

Per cui... se i razzi palestinesi sono, tuttosommato, innocui... come si può giustificare una così imponente e violenta azione militare Israeliana, con tanto di morti palestinesi civili e bambini, da diventare immediatamente oggetto di notizia su tutti i giornali di Stato?

IL FATTO è che i razzi palestinesi non sono meno letali delle classiche bombe a mano e il loro lancio quotidiano nella misura di centinaia alla settimana (una vera e propria forma di bombardamento), li rende tutt'altro che innocui causando danni e feriti gravi con amputazioni di arti pure tra bambini.

Ma la percezione che gli Italiani ricevono è chiaramente tutt'altra.
A contribuire a ridurre la percezione della gravità e degli effetti terroristici dei "bombardamenti" palestinesi, c'è pure la scelta delle parole usate dal giornalista per introdurre il servizio.
Su di un TG RAI di oggi, l'azione militare Israeliana è stata definita come una risposta al lancio dei razzi palestinesi "sul territorio Israeliano".
E' chiaro che in questo modo si sposta l'attenzione dal fatto principale, (ovvero sull'intento dei palestinesi di colpire, ferire, e possibilmente uccidere, quanti più israeliani possibile bambini compresi) e si rende la comunicazione molto più asettica e meno emotiva; insomma un conto è dire che i palestinesi lanciano i razzi contri "il territorio Israeliano", un'altro dire che li lanciano contro "i civili e i bambini Israeliani".

Al TG1 riferiscono che l'attacco Israeliano ha causato la morte di circa trenta palestinesi, soprattutto "miliziani", ma anche una decina di "civili" tra cui sette donne e tre "bambini".
Al TG3, addirittura, il riferimento ai "miliziani" è scomparso e la notizia è stata data così:
"...sono stati uccisi circa trenta palestinesi tra cui sette donne e tre bambini"(sic!).
Direi che la versione del TG3 è, come al solito, quella più "deformante".

Detta in questo modo si lascia intendere che l'effetto dell'attacco Israeliano è stato quello di "uccidere palestinesi" e, cosa ancora più abberrante, "bambini palestinesi".

Già a questo punto dell'analisi possiamo comprendere che l'opinione indotta dai giornali RAI sull'ascoltatore non può condurre ad altro che a questa idea: che i palestinesi, sebbene lancino razzi di tanto in tanto, sono innocui, che la reazione di Israele è ingiustificata, e, inoltre, è spropositata (trenta morti) razzista (diretta contro "i palestinesi") e crudele (contro i bambini).

Potrei anche fermarmi qui, perchè già queste osservazioni sono sufficienti a dare un'idea di quali sono i piani su cui si muove la dis-informazione giornalistica pubblica e di quanto facilmente si possa indurre un'idea deformata della realtà mediante la semplice "selezione" delle notizie e delle "parole" usate per definire "i fatti";
Un'idea, in questo caso, ingiustamente pregiudizievole delle ragioni, degli intenti, e degli effetti delle azioni del governo Israeliano e del suo esercito; con l'effetto "devastante" di rendere Israele una specie di Stato "Mostro" e attirando su di esso l'ostilità e l'animosità dell'opinione pubblica Italiana così formata.

Ma voglio aggiungere un ulteriore appunto alla questione "qualitativa" più sopra accennata.
Mi riferisco alla distinzione tra "terroristi", "miliziani", "civili", e bambini, che viene sistematicamente fatta durante i servizi dei nostri TG mentre si "contano" gli effetti degli interventi militari Israeliani contro "i palestinesi" o contro "il campo profughi" palestinese (oramai delle vere e proprie località in "stile" arabo; ma continuare a chiamarle "campi profughi" aiuta a trasmettere l'idea di "luogo della sofferenza") .
Ovviamente la valutazione e la reazione emotiva è ben diversa se ad essere "vittima" dell'azione militare Israeliana sono dei "miliziani", piuttosto che dei semplici (ed innocenti) "civili", piuttosto che (ancora più innocenti) "donne", o peggio (super innoccentissimi) "bambini".
Quindi, dire "gli Israeliani hanno ucciso 27 terroristi, tra cui cinque donne, e tre adolescenti" è ben diverso che dire "gli Israeliani hanno ucciso 30 palestinesi, tra cui cinque donne e tre bambini".

Nel primo caso si può immaginare che l'azione militare sia stata, necessaria (perchè rivolta contro i "terroristi"), precisa e mirata; che le donne pure partecipano alle attività belliche palestinesi (come in effetti accade), e le "vere" vittime, pur essendoci, sono relativamente poche.
Nel secondo caso, invece, la cosa assume le forme di una strage; anzi, di una strage di innocenti.
L'attaco risulta essere indiscriminatamente contro "i palestinesi", "i civili" (visto che non si menzionano nè miliziani e nè tantomeno "terroristi" , e contro gli innocenti (donne e bambini).

Ora... visto che la "qualificazione" e la distinzione tra "miliziani" e "civili" la fanno direttamente le fonti palestinesi ( in particolare i presidi ospedalieri) che, ricordiamolo, NON VENGONO VERIFICATE e, visto e considerato che i "miliziani" palestinesi spesso indossano abiti civili, e che la differenza tra "miliziano" e "terrorista" è una questione molto chiara (gli uni "combattono", gli altri colpiscono deliberatamente e vigliaccamente "i civili""nemici") ma difficilmente provabile e documentabile, va da sè che le "fonti palestinesi" (ben consapevoli del diverso impatto emotivo sull'opinione pubblica occidentale), tendono a qualificare come vittime "civili" il maggior numero di persone per avvalorale l'idea che l'attacco Israeliano è tutt'altro che "mirato".
Lo stesso dicasi per la qualifica di "bambino" a cui noi tendiamo ad associare maggiormente l'idea dell'innocenza e, quindi, della "vera vittima".
Ora è ben noto che in palestina l'uso delle armi anche tra giovani e giovanissimi non è certo un fenomeno limitato; cosa impedisce alla "fonte informativa" o al "giornalista" di definire "bambino" un palestinese di 11,12 o 13 anni?
Ipotizziamo che tra i "miliziani" palestinesi colpiti dall'esercito Israeliano ci fossero pure due ragazzini di 12 anni tutt'altro che "inconsapevoli"... chi impedirà al giornalista di definire anche quei due "ragazzini in armi" dei "bambini (innocentissimi)"?
In fondo non sta scritto da nessuna parte a quale ètà si finisce di essere bambini... basta guardare certi esponenti politici... Craxi, Mastella... nel momento in cui sono stati accusati di fare qualcosa di illecito, la prima cosa che hanno detto è stata: "ma lo fanno anche gli altri!"
Stesse parole che userebbe un bambino di 6 anni!

Purtroppo però, in questo caso, il richiamo della figura del "bambino" come vittima ha l'effetto di evocare l'idea della "strage di innocenti"; un'immagine molto forte, molto emotiva e molto "giornalistica" (nel senso che il giornalismo "rampante" è sempre alla ricerca affannosa di notizie, e immagini, che suscitino forti emozioni, reazioni); l'uso forzato di questa immagine porta, come dicevo sopra, ad una ulteriore deformazione della realtà, in cui a farne le spese è costantemente soprattutto il giudizio dell'opinione pubblica sull'operato del governo Israeliano e sulle sue azioni militari; un giudizio inevitabilmente teso alla condanna senza appello.

Il controsenso di oggi è questo:
Che le redazioni dei TG nazionali ritengano gli interventi militari Israeliani degni di immediati servizi giornalistici di informazione e denuncia, mentre alle quotidiane gragnuole di granate lanciate dai palestinesi sulle teste degli Israeliani non viene dato nemmeno lo spazio di un trafiletto.

Saluti e...
buoni controsensi a tutti.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Ciao HAL, il tuo post è davvero esteso e ragionato, e certamente condivisibile in vari punti. Volevo solo precisare che, a mio parere, è corretto parlare di "razzi" (palestinesi) anziché di "missili", in quanto i missili sono un sottoinsieme dei razzi, ovvero quelli dotati di sistemi di guida attiva, automatici o anche con operatore remoto (ad esempio, missili aria-aria ad inseguimento termico o radar, oppure missili terra-terra con computer di volo di crociera o comunque almeno sistemi di gestione della traiettoria balistica). Viceversa quelli palestinesi sono armi elementari con traiettoria balistica pura, per cui il punto d'impatto è determinato solo dalle condizioni iniziali di lancio (angolo, carburante, velocità e quota raggiunte, ecc.) ed è soggetto a largo margine d'errore, come infatti si verifica sul campo. I miei migliori e più cordiali saluti, L.L.

halnovemila ha detto...

Grazie per il commento L.L. :-)
Sì, tecnicamente parlando, la tua osservazione è ineccepibile.
Io volevo sottolineare la differenza dell'effetto comunicativo delle due diverse parole.

Il fatto è che, mentre tecnicamente la distinzione tra missile e razzo sta soprattutto ( come hai giustamente sottolineato ) nella precisione con cui ci si può aspettare l'arma colpisca il bersaglio ( alta per il missile minima, per il razzo ), mediaticamente parlando, o giornalisticamente parlando, la differenza è soprattutto riferita alla potenza esplosiva.
Se si vuole comunicare l'idea di un'arma molto devastante si usa la parola "missile", se si vuole dare l'idea di arma dagli effetti esplosivi molto ridotti si usa la parola "razzo"; questo a prescindere dalla esattezza "tecnica" del termine usato ( l'esattezza tecnica non è qualcosa che interessa molto il giornalismo, i giornalisti sono tutto tranne che tecnici; quello che conta è l'idea che viene comunicata ).
Che poi, nel caso specifico, il termine usato ( "razzo" ) risponda contemporaneamete a requisiti di appropriatezza tecnica e alle finalità giornalistiche, è una pura coincidenza.

Puoi stare certo che, dovesse verificarsi uno scontro armato in cui gli Israeliani facciano uso di razzi ( magari lanciati da elicotteri ), questi razzi verrebbero immancabilmente chiamati "missili", in quanto l'idea del "missile", dell'arma potente, è strumentale alla rappresentazione del conflitto Israeliano/Palestinese in termini di rapporto potente/impotente, oppressore/oppresso; una rappresentazione molto "cara" al sistema giornalistico perchè in grado di stimolare l'emotività delle persone ( la denuncia dell'"ingiustizia" e il richiamo alla sofferenza dell'oppresso sono temi molto "sentiti" soprattutto in paesi con cultura fondamentalemente Cristiana come il nostro ) e quindi, in ultima analisi, far guadagnare audience giornalistico.
Saluti.

Alessio

Anonimo ha detto...

Certamente HALessio, condivido la tua critica al giornalismo accattone, che in quanto a correttezza tecnica lascia spesso a desiderare: in campo militare, ma anche giuridico (nessun quotidiano sembra conoscere la differenza fra denuncia e querela, oppure tra fermo e arresto, o fra custodia cautelare e pena detentiva, ecc.), oppure medico, scientifico e via di seguito. Del resto il mio post voleva essere solo una precisazione minima a margine del tuo. Fra l'altro devo persino confermarti (purtroppo!) d'aver già avuto modo di leggere, su giornali italiani, che gli elicotteri israeliani avevano sparato una salva di oltre una decina di "missili" contro (ad esempio) l'autovettura di un comandante della guerriglia palestinese. Quindi quello che dici s'è già verificato: è chiaro che si trattava dei semplici "razzetti" non guidati (con esplosione a contatto), contenuti appunto a decine nelle razziere (e con potenza offensiva limitata), e non certo di una decina di missili sofisticati (ad esempio "Hellfire" penetranti controcarro, con testata ad alto potenziale, che costano milioni di euro; anche perché se si spara uno "Hellfire" contro una semplice autovettura potrebbe essere che il missile la passi da parte a parte senza esplodere e vada a conficcarsi nel suolo). È vero quindi che spessissimo, come del resto è noto, si utilizzano certi termini apposta per suggerire determinati concetti, anche usando due pesi e due misure, tant'è che il giornalismo è diventato molto simile alla politica in ciò. Vero è però, per venire alla seconda parte della tua risposta, che, lasciando perdere la dicotomia "oppressore / oppresso" (che presuppone una valutazione ideologica e soggettiva), il raffronto "potente / impotente" vede oggettivamente Israele come "potente", essendo uno Stato riconosciuto a pieno titolo e dotato di Forze Armate regolari (con carrarmati, elicotteri, cacciabombardieri, sottomarini e si dice anche armi nucleari), mentre è oggettivo che i combattenti Palestinesi siano guerriglieri irregolari, al soldo di entità clandestine, privi di armamenti e tecnologie minimamente paragonabili, nonché forniti di un addestramento ed un bilancio finanziario ed un supporto medico assolutamente precari. Questo come valutazione esclusivamente tecnica, al di fuori di ogni giudizio di merito sulla "giustezza" o "sbagliatezza" delle ragioni delle due parti belligeranti (Israeliani e Palestinesi; fra l'altro aggiungendo che la "irregolarità" dei corpi armati palestinesi e delle entità politiche cui obbediscono, comporta anche il fatto che non sia sempre corretto parlare della parte Palestinese come di una entità unitaria, specie soprattutto dopo lo "scisma" fra la Cisgiordania sotto regime laico/pragmatico e la Striscia di Gaza sotto regime islamico/radicale). Infine, sempre come nota a margine e senza pretese di corregerti, io preferirei parlare, in merito alla "moralità comune" del nostro Paese, più di "Cattolicesimo" che non di "Cristianesimo", essendo il cosiddetto "buonismo" (cui immagino tu ti riferisca) una conseguenza notoria del cristianesimo cattolico, ma la quale non si rileva negli altri rami del cristianesimo, come ad esempio il protestantesimo (calvinista) oppure l'ortodossia (di area slava). Tutto ciò sempre a mio umile parere personale. Ti saluto nuovamente con grande cordialità e ti auguro un buon Primo Maggio, L.L. :-)

halnovemila ha detto...

Ecco il bello di Internet... incontrarsi e confrontarsi con persone dal bagaglio tecnico e culturale che difficilmente si potrebbero conoscere nell'ambito delle proprie relazioni quotidiane.
:-)

Caro L.L.,
non posso far altro che concordare con le tue osservazioni che (come nel tuo precedente commento ) sono all'insegna della competenza tecnica e della precisione analitica.

E' senz'altro "oggettivamente vero", come tu dici, che le forze armate Israeliane sono ( potenzialmente ) molto più potenti delle ( due ) "milizie" Palestinesi; nella pratica questa potenza viene usata in minima parte e con tempi e modi da lasciare increduli ( non viene mai detto ma spesso gli abitanti delle aree che sarebbero state oggetto di un'azione militare tesa alla distruzione di alcuni edifici o strutture usate dai "miliziani", venivano preventivamente informati proprio dall'esercito Israeliano, con l'intento di evitare il più possibile morti innocenti, ma al costo di rendere molto meno "efficace" l'azione militare ); nondimeno la "supremazia militare" è funzionale all'immagine dello Stato "oppressore" e quindi, come tu stesso hai avuto modo di osservare, il modo in cui i nostri mezzi di informazione ( sopprattutto quelli televisivi ) riportano le notizie tende ad usare termini che confermino e sottolineino questa potenza soverchiante anche a scapito dell'uso dei termini appropriati e con l'opportuna omissione di alcuni dettagli operativi ( come quello sopra accennato ).

E poi...
sì, hai ragione anche nel sottolineare la differente "sensibilità" delle differenti culture "Cristiane".
Concordo che sia senz'altro quella "Cattolica" la forma di "cultura Cristiana" più incline a sostenere una illimitata, indiscriminata e indifferenziata disponibilità e generosità nei confronti dei "poveri" e degli "oppressi"; questo forse proprio perchè il messaggio Cristiano Evangelico porta in quella direzione; in questo senso mi sono riferito alla cultura "Cristiana" in generale.
Poi, nel mio precedente non l'ho detto per non dilungarmi troppo, c'è da dire che in Italia c'è una commistione tra ideologia Comunista/Socialista e Cattolica che ha portato a generare quella forma ideologica tipicamente Italiana conosciuta con il nome di Catto-comunismo, dove il doveroso "Cristiano" aiuto al debole e all'oppresso, si salda e si unisce con la "Comunista" "lotta" all'oppressore che, per motivi storici, è rappresentato dal "ricco" in qualsiasi forma si manifesti...
Sfortunatamente capita che l'America, Israele, l'Occidente, il Nord del Mondo e, in ultima analisi, pure Noi, siamo "classificabili" come "ricchi" e pertanto siamo tenuti ( sempre secondo la cultura Catto-comunista ) ad autoflagellarci per punirci delle disgrazie del mondo, e magari, con la continua denuncia e condanna di quanti più altri "ricchi" ( e potenti e oppressori ) riusciamo ad individuare intorno a noi, cerchiamo vanamente di trovare sollievo al nostro, e solo nostro Italiano, senso di colpa "Universale" ( Cattolico deriva dal greco Katholikos che significa Universale... guarda caso ;-)
Distinti saluti e buon Primo Maggio pure a te.

Alessio
38 anni - Specialista in sistemi informatici - Rovigo