Mi riferisco al "servizio" che vedeva protagonisti due immigrati, assunti in nero per lavorare in uno o più cantieri edili, che, non vedendosi pagare le loro prestazioni, decidono, con la complicità del giornalista di Anno Zero, di creare una situazione tragico/drammatica salendo di loro sponte sulla cima di una gru e urlando a squarciagola "aiuto! aiuto!".
Nel frattempo il giornalista di Anno Zero ai piedi della gru si aggirava per il cantiere interrogando tutti quelli che gli capitavano a tiro...
Le domande avevano evidentemente due soli scopi: se quello che veniva interrogato era un lavoratore, si voleva misurarne la solidarietà con i "colleghi" in pericolo di vita sulla cima della gru; se quello interrogato era invece un "responsabile" del cantiere, lo si voleva porre di fronte all'accusa di sfruttamento del lavoro nero.
Il teorema alla base del servizio è ovviamente questo: nei cantieri edili i lavoratori stranieri vengono "assunti" in nero, senza garanzie, sfruttati, e addirittura, a volte nemmeno pagati (come era il caso dei due protagonisti del servizio).
Il teorema è stato sostenuto benissimo in tutto il servizio senonchè il giornalista, mentre vaga all'interno del cantiere, si imbatte in un lavoratore e, prontamente, nell'ovvio intento di etichettarlo come sfruttato o sfruttatore, gli domanda: "sei in regola?".
E il lavoratore risponde: "sono un artigiano".
A questo punto il giornalista si trova spiazzato perchè non può considerarlo nè uno sfruttato, nè un collega degli sfruttati, nè uno sfruttatore... per cui passa oltre senza commenti.
Il commento invece lo faccio io ora... ed è un commento molto ma molto amaro sulla diseguaglianza di fatto con cui vengono, non solo trattati, ma anche mediaticamente "considerati" i lavoratori Italiani.
Qual'è la differenza tra i lavoratori in nero, che non sono stati pagati, che sono stati sfruttati, che hanno lavorato senza garanzie e che per tutto ciò sono saliti sulla gru ad inscenare la tragedia, e il lavoratore "artigiano" nel quale è incappato il giornalista?
La differenza è una sola: il secondo è andato all'agenzia delle Entrate e si è fatto assegnare un numero di Partita IVA, i primi non l'anno fatto.
Questa elementare distinzione puramente fiscale/amministrativa fa sì che i primi, se lavorano senza garanzie, senza sicurezza, se non ricevono il compenso per il loro lavoro, se vengono lasciati a casa da un giorno all'altro... allora sono delle "vittime", soggette allo sfruttamento altrui, e meritevoli quindi della solidarietà di tutti unitamente alla condanna dei loro aguzzini sfruttatori; mentre l'artigiano, il lavoratore dotato di partita IVA, se lavora senza garanzie, senza sicurezza, se (come spesso succede) non viene pagato per il lavoro prestato, se gli viene improvvisamente revocato il lavoro inizialmente assegnato... allora... beh... allora niente... è un "artigiano", sono i "rischi del mestiere" in proprio... anzi... quasi quasi c'è anche da dubitare sulla sua onestà dato che i possessori di partita IVA, in Italia, sono mediaticamente considerati quasi certamente evasori fiscali.
Abbiamo quindi una situazione reale in Italia che vede contrapposti due tipi di lavoratori.
Gli uni, dipendenti, che hanno diritto a garanzie di continuità, di sicurezza, di pagamento, di ferie, etc... gli altri, i "non dipendenti", che sono lavoratori come i primi, ma che essendosi dotati di una propria posizione fiscale, non hanno diritto a nulla e nulla gli viene riconosciuto nemmeno mediaticamente.
A questo punto la domanda mi sorge spontanea: ma se quel giornalista di Anno Zero, invece di incoraggiare i due immigrati lavoratori in nero a salire sulla gru per generare dramma e tragedia, li avesse invitati a recarsi negli appositi uffici per dotarsi anch'essi di una propria posizione fiscale, trasformandosi così da lavoratori "in nero" in lavoratori "autonomi"/"artigiani"... non avrebbe contribuito a dare un esempio a milioni di Italiani e non, di come si può facilmente uscire dalla condizione di lavoratore "sfruttato", pur continuando a lavorare senza garanzie... compresa quella di venire pagato?
In Italia, non avere o avere una propria autonoma posizione fiscale, fa la differenza tra l'avere o non l'avere "diritto a diritti e garanzie" quando si lavora.
Ci sono milioni di Italianissimi lavoratori, dotati di partita IVA, che quotidianamente lavorano senza alcuna garanzia... ma di questi lavoratori, e delle loro difficoltà e drammi, nessuno ne parla se non quando si tratta di dare la caccia agli evasori fiscali.
Saluti e...
buoni controsensi a tutti.
Saluti e...
buoni controsensi a tutti.
2 commenti:
Caro halnovemila, ho letto il tuo controsenso"il popolo dei lavoratori senza diritti" ebbene si sono pienamente d'accordo su quello che affermi.Quella che si combatte tutti i giorni e' una guerra tra poveri.Tra questi ce ne sono di piu' poveri di diritti e tutele e altri di meno.Ma economicamente stiamo andando verso il baratro tutti quanti.
Purtroppo è così come dici nella tua conclusione.
Dice un vecchio proverbio: chi troppo vuole nulla stringe.
E, senza considerare sprechi di ogni tipo e arricchimenti vari, leciti ed illeciti di politici, funzionari di Stato,e loro "amici", gli Italiani hanno voluto troppo; troppo rispetto a quello che le risorse disponibili permettevano.
Troppi posti pubblici, troppe ore non lavorative, troppo alte buste paga nel pubblico, troppe pensioni, troppe tutele, etc... etc...
E adesso?
Non resta che fare marcia indietro.
Meno posti pubblici, meno pensioni, meno tutele etc... ma, ovviamente, ci sono troppe resistenze; è facile accettare i cambiamenti quando sono in meglio, ma molto difficile quando sono in peggio.
La cosa triste è che tutti in cambiamenti in meglio hanno avvantaggiato le generazioni dei padri, quelle in peggio le generazioni dei figli... ce la faranno a sopravvivere? giovani nati con tutti i comfort, la tavola sempre imbandita, e la testa piena di diritti da pretendere?
Mah... lo sapremo presto.
C'è un altro vecchio proverbio che dice: quando l'acqua arriva a toccare il sedere... si impara a nuotare
Auguri :-D
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