mercoledì 11 giugno 2008
venerdì 6 giugno 2008
X800 PRO 16 pipeline unlock mod
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Halnovemila
sabato 31 maggio 2008
Arctic Cooling NV5 Silencer on 6600GT AGP mod
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Halnovemila
venerdì 30 maggio 2008
Thermaltake TGM ND1 on ATI HD3850 AGP mod
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Halnovemila
4Core2-Sata2 mod
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Halnovemila
martedì 22 aprile 2008
sabato 22 marzo 2008
CPU Multiplier and HT/RAM ratio finder
A questo indirizzo http://www.controsensi.it/A64_Multipliers_Finder/A64_Multipliers_Finder.html, è disponibile una tabella di calcolo interattiva, che ho personalmente realizzato con lo scopo di identificare velocemente quali combinazioni di Moltiplicatore CPU e Rapporto HT/RAM consentono di ottenere le frequenze di CPU e RAM desiderate per una determinata velocità di clock dell'HT, su di un PC con processore Athlon64.
Una volta inserite le frequenze massime e minine di CPU e RAM nell'apposito riquadro in basso a sinistra, basterà far scorrere il cursore del clock dell'HT; le combinazioni che daranno i risultati ricercati verranno automaticamente evidenziate in giallo!
I valori in blu dei rapporti HT/RAM sono stati impostati prendendo come riferimento quelli utilizzati dalla scheda madre Asus A8V; mentre i moltiplicatori e i divisori (D1), sono quelli di un Athlon64 x2 4200+.
I valori della colonna D2 (Rapporto CPU/RAM) sono calcolati secondo la formula:
D2=(Moltiplcatore CPU / (rapporto HT/RAM)) arrotondato all'unità intera superiore.
Per aderenza alle impostazioni del BIOS della A8V la formula è stata modificata così:
((Moltiplcatore CPU / (rapporto HT/RAM))*2) arrotondato all'unità intera superiore.
Ad esempio: 8.5*2/(3:2) = 12
La velocità della RAM è cacolata così: RAM Clock=CPU Clock/D1
Si ricorda che le RAM DDR raddoppiano il clock di base, pertanto per le DDR400 il clock di base è di 200MHz.
Nella Asus A8V non tutti i valori reali (inseriti nelle colonne D1) corrispondono a quelli calcolati (D2), pertanto la tabella calcola la velocità della RAM utilizzando il divisore contenuto nella colonna D1. Il valore D2 viene utilizzato per il calcolo solo quando D1 è assente.
Chi volesse sperimentare altri valori di Moltiplicatore CPU,Rapporto HT/RAM, Rapporto CPU/RAM può agire sulla tabella modificando qualsiasi dei numeri di colore blu.
Il pulsante "Mode" consente di cambiare il comportamento della tabella per adattarsi al modo in cui i BIOS di schede madri diverse dalla Asus A8V riportano i valori dei rapporti HT/RAM e delle velocità di clock della RAM.
Chiunque voglia lasciare un commento su questa mia realizzazione può farlo qui.
Una volta inserite le frequenze massime e minine di CPU e RAM nell'apposito riquadro in basso a sinistra, basterà far scorrere il cursore del clock dell'HT; le combinazioni che daranno i risultati ricercati verranno automaticamente evidenziate in giallo!
I valori in blu dei rapporti HT/RAM sono stati impostati prendendo come riferimento quelli utilizzati dalla scheda madre Asus A8V; mentre i moltiplicatori e i divisori (D1), sono quelli di un Athlon64 x2 4200+.
I valori della colonna D2 (Rapporto CPU/RAM) sono calcolati secondo la formula:
D2=(Moltiplcatore CPU / (rapporto HT/RAM)) arrotondato all'unità intera superiore.
Per aderenza alle impostazioni del BIOS della A8V la formula è stata modificata così:
((Moltiplcatore CPU / (rapporto HT/RAM))*2) arrotondato all'unità intera superiore.
Ad esempio: 8.5*2/(3:2) = 12
La velocità della RAM è cacolata così: RAM Clock=CPU Clock/D1
Si ricorda che le RAM DDR raddoppiano il clock di base, pertanto per le DDR400 il clock di base è di 200MHz.
Nella Asus A8V non tutti i valori reali (inseriti nelle colonne D1) corrispondono a quelli calcolati (D2), pertanto la tabella calcola la velocità della RAM utilizzando il divisore contenuto nella colonna D1. Il valore D2 viene utilizzato per il calcolo solo quando D1 è assente.
Chi volesse sperimentare altri valori di Moltiplicatore CPU,Rapporto HT/RAM, Rapporto CPU/RAM può agire sulla tabella modificando qualsiasi dei numeri di colore blu.
Il pulsante "Mode" consente di cambiare il comportamento della tabella per adattarsi al modo in cui i BIOS di schede madri diverse dalla Asus A8V riportano i valori dei rapporti HT/RAM e delle velocità di clock della RAM.
Chiunque voglia lasciare un commento su questa mia realizzazione può farlo qui.
sabato 1 marzo 2008
Per i nostri TG, 1000 razzi non valgono un solo "Kamikaze"
Ci risiamo...
Dopo settimane di silenzio assoluto sullo stato del mai sopito conflitto palestinese/Israeliano, all'improvviso... LA NOTIZIA
Sì, sì... L-A_N-O-T-I-Z-I-A, lo riscrivo, in stampatello maiuscolo e ben scandito perchè questo è la radice del problema che segna in modo profondo e pericoloso (per la formazione della "pubblica opinione"), il sistema informativo (o meglio, in questo contesto , dis-informativo ), giornalistico, pubblico e privato.
Oggi, per esempio, dopo settimane di silenzio, improvvisamente, tutti i telegiornali di Stato hanno inserito nella scaletta delle notizie del giorno un servizio sull'intervento militare Israeliano nella cosidetta striscia di Gaza, che ha comportato la morte di circa trenta palestinesi tra cui "miliziani" (altri li definirebbero "terroristi"), e "civili"; tra questi, come accade quasi puntualmente, tre bambini.
Questa, veramente in sintesi, LA NOTIZIA.
Ovviamente su questa "notizia", come su tutte quelle che riguardano il conflitto palestinese/Israeliano, il conteggio dei morti, feriti, danni, e la qualificazione di questi, cioè la distinzione in terroristi, "miliziani", "civili", "bambini", è lasciato a "fonti" che, molto comprensibilmente, NON VENGONO VERIFICATE prima di pubblicare o trasmettere dai telegiornali le "notizie" (a dispetto di quella che dovrebbe essere una delle principali norme deontologiche del giornalismo professionale).
Dico "molto comprensibilmente" perchè è noto che ormai, oggi, il giornalismo si fà soprattutto per telefono, per motivi "prestazionali" in primis (che si basa su quella competizione che vede un giornale/giornalista più "bravo" di un'altro se riesce a dare la notizia per primo); ma per quanto riguarda le notizie dal medio oriente si aggiungono altre complicazioni: una oggettiva difficoltà ambientale che rende difficile la raccolta diretta di informazioni da entrambi le parti in conflitto; e poi, soprattutto, la barriera culturale/linguistica.
Gli inviati Italiani non sono in grado di comprendere le comunicazioni e le "informazioni" che vengono trasmesse in arabo dai media locali, (anche quando a parlare sono gli stessi leader palestinesi) e si devono pertanto affidare alle "versioni in Inglese" opportunamente predisposte dai leader e "giornalisti" locali ad uso e consumo dei "colleghi" occidentali, tra cui, ovviamente, anche quelli Italiani.
Non starò qui a discutere sul tema della qualità del giornalismo Italiano in generale, mi basterà riportare due link trovati velocemente con Google inserendo le parole "deontologia giornalistica verifica delle fonti" nel campo di ricerca: http://www.bolognadue.it/angelorizzi/tecap12.htm, http://attivissimo.blogspot.com/2008/02/hostess-spogliarellista-video-autentico.html.
Il primo riporta un'estesa analisi dei tipici problemi legati al rapporto tra la "realtà" e la "rappresentazione" giornalistica; il secondo, un recente, divertente, e drammaticamente esemplificativo caso di mancanza di verifica sulle fonti.
Mi preme invece osservare come questa situazione deficitaria del giornalismo in generale, sia particolarmente devastante quando a venire trattate e trasmesse sono le "notizie" che riguardano la situazione in Israele e nei "territori Palestinesi".
L'effetto è "devastante" perchè produce costantemente una rappresentazione altamente distorta della "realtà" che indubbiamente influenza in modo determinante e fortemente emotiva "l'opinione pubblica" in merito al conflitto ed in particolare, condiziona il giudizio di merito sull'operato delle autorità Israeliane, su Israele nel suo insieme, e, in ultima analisi, sugli Israeliani in quanto ebrei.
Non c'è bisogno di sforzarsi molto per trovare anche nelle cronache più recenti, la registrazione in Italia di atti di ostilità, di censura, se non di manifesta violenza, da parte di gruppi organizzati (soprattutto legati ideologicamente con ambienti della sinistra) contro docenti, scrittori, personale diplomatico, luoghi e persone appartenenti alle comunità ebraiche Italiane, che, di volta in volta, venivano identificati come rappresentanti di Israele e della sua società.
Questi episodi si fondano e prendono spunto, putroppo, anche da quella costante deformazione dell'informazione operata (consapevolmente o meno) dai media Italiani e che riconduce la rappresentazione di Israele a quella di "Stato oppressore" e infanticida.
Nella nostra società, così fragile, ansiosa, aggrappata tenacemente all'idea cattolico-comunista della solidarietà, dell'uguaglianza, del diritto al diritto, dello Stato "garante della pace e della serenità", la figura dello "Stato oppressore e infanticida" desta ovviamente sentimenti fortemente ostili; paradossalmente più ostili di quelli che suscitano gli attentati terroristici in genere (in quanto i terroristi vengono considerati, più o meno, alla stregua di "dementi", di "incapaci di intendere e volere", pertanto i loro crimini vengono giudicati con quella tipica clemenza a cui la nostra stessa giustizia penale ci ha da lungo abituato; una specie di "attenuante" che non si può certo riconoscere alle azioni compiute da un Stato).
Il giornalismo pubblico, di Stato, in quanto pagato con i soldi di quasi tutti gli Italiani, dovrebbe essere garanzia di equilibrio e professionalità, e proprio per questo ha più effetto di altri mezzi di informazione sulla formazione dell'opinione pubblica, proprio perchè i suoi utenti "si fidano"; pertanto, laddove l'informazione sia distorta dal giornalismo di stato, maggiore è l'effetto disinformativo, e più grave la Colpa.
Purtroppo la distorsione è tanto forte quanto difficilmente identificabile dalla maggioranza degli Italiani che, si sa, non dedicano molto tempo alla lettura nè all'approfondimento.
Il fatto è che la deformazione inizia proprio con "la notizia", o meglio, con LA SCELTA della notizia; e qui, finalmente, mi ricollego all'inizio di questo Post.
Ascoltando attentamente tutto il servizio mandato in onda oggi su tutti i TG nazionali, si capisce chiaramente che dalla striscia di Gaza sono giorni che vengono lanciati decine di "razzi", per non dire "missili", sulle case e sulle teste degli Israeliani, uomini, donne, e bambini inclusi.
Come mai di questo FATTO (di cui certamente i giornalisti inviati e le nostre redazioni erano perfettamente a conoscenza) NON E' STATA DATA NOTIZIA?
Mi ricordo perfettamente che, circa vent'anni fa, per il solo fatto che una paio di esplosioni sono state udite vicino alle coste di Lampedusa, per i giorni a seguire i giornali e telegiornali Italiani hanno riempito pagine e ore di trasmissione per dare e trattare "LA NOTIZIA" riguardo a due presunti missili lanciati, presumibilmente, dalla Libia.
Perchè, allora, mi domando, la gragnola di "missili" che da mesi e mesi, viene lanciata dai palestinesi di Gaza sugli Israeliani, bambini inclusi, producendo, danni, feriti, qualche morto, e molto, molto terrore, non viene considerata dalle redazioni dei telegiornali di Stato, degna di diventare "notizia"?
Non dico un un servizio al giorno, visto che i lanci sono quotidiani, ma almeno uno alla settimana! giusto per mantenere nell'opinione pubblica una certa consapevolezza sul reale stato delle cose e non, piuttosto, indurre gli Italiani a credere che, per il solo fatto che i giornali nostrani non ne parlano, i palestinesi concedano periodi di "tregua" alla popolazione Israeliana (come gli stessi giornalisti spesso si ritrovano a dire).
Insomma, se i palestinesi "bombardano" gli Israeliani, di questo non viene data notizia agli Italiani, ma se Israele reagisce e attacca le postazioni da cui partono i missili palestinesi, il fatto diventa immediatamente degno di occupare un posto nella scaletta dei telegiornali.
E' difficile capire perchè il continuo e quotidiano attacco "razzistico/missilistico" dei palestinesi contro uomini, donne e bambini Israeliani (quindi deliberatamente contro "civili") non sia ritenuto degno di essere NOTIZIA, mentre la reazione Israeliana sì.
Ma è facile, invece, capire che questa SELEZIONE delle informazioni, già da sola è sufficiente a distorcere la rappresentazione della realtà.
L'ascoltatore è inevitabilmente indotto a ritenere il lancio dei "razzi" palestinesi SPORADICO e sostanzialmente inoffensivo (il nome stesso "razzo", invece di "missile", aiuta questa percezione); la stessa assenza di "interesse" giornalistico sul fatto sostiene l'idea che gli effetti letali di questi lanci siano trascurabili... sennò i giornali ne parlerebbero... no?
Per cui... se i razzi palestinesi sono, tuttosommato, innocui... come si può giustificare una così imponente e violenta azione militare Israeliana, con tanto di morti palestinesi civili e bambini, da diventare immediatamente oggetto di notizia su tutti i giornali di Stato?
IL FATTO è che i razzi palestinesi non sono meno letali delle classiche bombe a mano e il loro lancio quotidiano nella misura di centinaia alla settimana (una vera e propria forma di bombardamento), li rende tutt'altro che innocui causando danni e feriti gravi con amputazioni di arti pure tra bambini.
Ma la percezione che gli Italiani ricevono è chiaramente tutt'altra.
A contribuire a ridurre la percezione della gravità e degli effetti terroristici dei "bombardamenti" palestinesi, c'è pure la scelta delle parole usate dal giornalista per introdurre il servizio.
Su di un TG RAI di oggi, l'azione militare Israeliana è stata definita come una risposta al lancio dei razzi palestinesi "sul territorio Israeliano".
E' chiaro che in questo modo si sposta l'attenzione dal fatto principale, (ovvero sull'intento dei palestinesi di colpire, ferire, e possibilmente uccidere, quanti più israeliani possibile bambini compresi) e si rende la comunicazione molto più asettica e meno emotiva; insomma un conto è dire che i palestinesi lanciano i razzi contri "il territorio Israeliano", un'altro dire che li lanciano contro "i civili e i bambini Israeliani".
Al TG1 riferiscono che l'attacco Israeliano ha causato la morte di circa trenta palestinesi, soprattutto "miliziani", ma anche una decina di "civili" tra cui sette donne e tre "bambini".
Al TG3, addirittura, il riferimento ai "miliziani" è scomparso e la notizia è stata data così:
"...sono stati uccisi circa trenta palestinesi tra cui sette donne e tre bambini"(sic!).
Direi che la versione del TG3 è, come al solito, quella più "deformante".
Detta in questo modo si lascia intendere che l'effetto dell'attacco Israeliano è stato quello di "uccidere palestinesi" e, cosa ancora più abberrante, "bambini palestinesi".
Già a questo punto dell'analisi possiamo comprendere che l'opinione indotta dai giornali RAI sull'ascoltatore non può condurre ad altro che a questa idea: che i palestinesi, sebbene lancino razzi di tanto in tanto, sono innocui, che la reazione di Israele è ingiustificata, e, inoltre, è spropositata (trenta morti) razzista (diretta contro "i palestinesi") e crudele (contro i bambini).
Potrei anche fermarmi qui, perchè già queste osservazioni sono sufficienti a dare un'idea di quali sono i piani su cui si muove la dis-informazione giornalistica pubblica e di quanto facilmente si possa indurre un'idea deformata della realtà mediante la semplice "selezione" delle notizie e delle "parole" usate per definire "i fatti";
Un'idea, in questo caso, ingiustamente pregiudizievole delle ragioni, degli intenti, e degli effetti delle azioni del governo Israeliano e del suo esercito; con l'effetto "devastante" di rendere Israele una specie di Stato "Mostro" e attirando su di esso l'ostilità e l'animosità dell'opinione pubblica Italiana così formata.
Ma voglio aggiungere un ulteriore appunto alla questione "qualitativa" più sopra accennata.
Mi riferisco alla distinzione tra "terroristi", "miliziani", "civili", e bambini, che viene sistematicamente fatta durante i servizi dei nostri TG mentre si "contano" gli effetti degli interventi militari Israeliani contro "i palestinesi" o contro "il campo profughi" palestinese (oramai delle vere e proprie località in "stile" arabo; ma continuare a chiamarle "campi profughi" aiuta a trasmettere l'idea di "luogo della sofferenza") .
Ovviamente la valutazione e la reazione emotiva è ben diversa se ad essere "vittima" dell'azione militare Israeliana sono dei "miliziani", piuttosto che dei semplici (ed innocenti) "civili", piuttosto che (ancora più innocenti) "donne", o peggio (super innoccentissimi) "bambini".
Quindi, dire "gli Israeliani hanno ucciso 27 terroristi, tra cui cinque donne, e tre adolescenti" è ben diverso che dire "gli Israeliani hanno ucciso 30 palestinesi, tra cui cinque donne e tre bambini".
Nel primo caso si può immaginare che l'azione militare sia stata, necessaria (perchè rivolta contro i "terroristi"), precisa e mirata; che le donne pure partecipano alle attività belliche palestinesi (come in effetti accade), e le "vere" vittime, pur essendoci, sono relativamente poche.
Nel secondo caso, invece, la cosa assume le forme di una strage; anzi, di una strage di innocenti.
L'attaco risulta essere indiscriminatamente contro "i palestinesi", "i civili" (visto che non si menzionano nè miliziani e nè tantomeno "terroristi" , e contro gli innocenti (donne e bambini).
Ora... visto che la "qualificazione" e la distinzione tra "miliziani" e "civili" la fanno direttamente le fonti palestinesi ( in particolare i presidi ospedalieri) che, ricordiamolo, NON VENGONO VERIFICATE e, visto e considerato che i "miliziani" palestinesi spesso indossano abiti civili, e che la differenza tra "miliziano" e "terrorista" è una questione molto chiara (gli uni "combattono", gli altri colpiscono deliberatamente e vigliaccamente "i civili""nemici") ma difficilmente provabile e documentabile, va da sè che le "fonti palestinesi" (ben consapevoli del diverso impatto emotivo sull'opinione pubblica occidentale), tendono a qualificare come vittime "civili" il maggior numero di persone per avvalorale l'idea che l'attacco Israeliano è tutt'altro che "mirato".
Lo stesso dicasi per la qualifica di "bambino" a cui noi tendiamo ad associare maggiormente l'idea dell'innocenza e, quindi, della "vera vittima".
Ora è ben noto che in palestina l'uso delle armi anche tra giovani e giovanissimi non è certo un fenomeno limitato; cosa impedisce alla "fonte informativa" o al "giornalista" di definire "bambino" un palestinese di 11,12 o 13 anni?
Ipotizziamo che tra i "miliziani" palestinesi colpiti dall'esercito Israeliano ci fossero pure due ragazzini di 12 anni tutt'altro che "inconsapevoli"... chi impedirà al giornalista di definire anche quei due "ragazzini in armi" dei "bambini (innocentissimi)"?
In fondo non sta scritto da nessuna parte a quale ètà si finisce di essere bambini... basta guardare certi esponenti politici... Craxi, Mastella... nel momento in cui sono stati accusati di fare qualcosa di illecito, la prima cosa che hanno detto è stata: "ma lo fanno anche gli altri!"
Stesse parole che userebbe un bambino di 6 anni!
Purtroppo però, in questo caso, il richiamo della figura del "bambino" come vittima ha l'effetto di evocare l'idea della "strage di innocenti"; un'immagine molto forte, molto emotiva e molto "giornalistica" (nel senso che il giornalismo "rampante" è sempre alla ricerca affannosa di notizie, e immagini, che suscitino forti emozioni, reazioni); l'uso forzato di questa immagine porta, come dicevo sopra, ad una ulteriore deformazione della realtà, in cui a farne le spese è costantemente soprattutto il giudizio dell'opinione pubblica sull'operato del governo Israeliano e sulle sue azioni militari; un giudizio inevitabilmente teso alla condanna senza appello.
Il controsenso di oggi è questo:
Che le redazioni dei TG nazionali ritengano gli interventi militari Israeliani degni di immediati servizi giornalistici di informazione e denuncia, mentre alle quotidiane gragnuole di granate lanciate dai palestinesi sulle teste degli Israeliani non viene dato nemmeno lo spazio di un trafiletto.
Saluti e...
buoni controsensi a tutti.
Dopo settimane di silenzio assoluto sullo stato del mai sopito conflitto palestinese/Israeliano, all'improvviso... LA NOTIZIA
Sì, sì... L-A_N-O-T-I-Z-I-A, lo riscrivo, in stampatello maiuscolo e ben scandito perchè questo è la radice del problema che segna in modo profondo e pericoloso (per la formazione della "pubblica opinione"), il sistema informativo (o meglio, in questo contesto , dis-informativo ), giornalistico, pubblico e privato.
Oggi, per esempio, dopo settimane di silenzio, improvvisamente, tutti i telegiornali di Stato hanno inserito nella scaletta delle notizie del giorno un servizio sull'intervento militare Israeliano nella cosidetta striscia di Gaza, che ha comportato la morte di circa trenta palestinesi tra cui "miliziani" (altri li definirebbero "terroristi"), e "civili"; tra questi, come accade quasi puntualmente, tre bambini.
Questa, veramente in sintesi, LA NOTIZIA.
Ovviamente su questa "notizia", come su tutte quelle che riguardano il conflitto palestinese/Israeliano, il conteggio dei morti, feriti, danni, e la qualificazione di questi, cioè la distinzione in terroristi, "miliziani", "civili", "bambini", è lasciato a "fonti" che, molto comprensibilmente, NON VENGONO VERIFICATE prima di pubblicare o trasmettere dai telegiornali le "notizie" (a dispetto di quella che dovrebbe essere una delle principali norme deontologiche del giornalismo professionale).
Dico "molto comprensibilmente" perchè è noto che ormai, oggi, il giornalismo si fà soprattutto per telefono, per motivi "prestazionali" in primis (che si basa su quella competizione che vede un giornale/giornalista più "bravo" di un'altro se riesce a dare la notizia per primo); ma per quanto riguarda le notizie dal medio oriente si aggiungono altre complicazioni: una oggettiva difficoltà ambientale che rende difficile la raccolta diretta di informazioni da entrambi le parti in conflitto; e poi, soprattutto, la barriera culturale/linguistica.
Gli inviati Italiani non sono in grado di comprendere le comunicazioni e le "informazioni" che vengono trasmesse in arabo dai media locali, (anche quando a parlare sono gli stessi leader palestinesi) e si devono pertanto affidare alle "versioni in Inglese" opportunamente predisposte dai leader e "giornalisti" locali ad uso e consumo dei "colleghi" occidentali, tra cui, ovviamente, anche quelli Italiani.
Non starò qui a discutere sul tema della qualità del giornalismo Italiano in generale, mi basterà riportare due link trovati velocemente con Google inserendo le parole "deontologia giornalistica verifica delle fonti" nel campo di ricerca: http://www.bolognadue.it/angelorizzi/tecap12.htm, http://attivissimo.blogspot.com/2008/02/hostess-spogliarellista-video-autentico.html.
Il primo riporta un'estesa analisi dei tipici problemi legati al rapporto tra la "realtà" e la "rappresentazione" giornalistica; il secondo, un recente, divertente, e drammaticamente esemplificativo caso di mancanza di verifica sulle fonti.
Mi preme invece osservare come questa situazione deficitaria del giornalismo in generale, sia particolarmente devastante quando a venire trattate e trasmesse sono le "notizie" che riguardano la situazione in Israele e nei "territori Palestinesi".
L'effetto è "devastante" perchè produce costantemente una rappresentazione altamente distorta della "realtà" che indubbiamente influenza in modo determinante e fortemente emotiva "l'opinione pubblica" in merito al conflitto ed in particolare, condiziona il giudizio di merito sull'operato delle autorità Israeliane, su Israele nel suo insieme, e, in ultima analisi, sugli Israeliani in quanto ebrei.
Non c'è bisogno di sforzarsi molto per trovare anche nelle cronache più recenti, la registrazione in Italia di atti di ostilità, di censura, se non di manifesta violenza, da parte di gruppi organizzati (soprattutto legati ideologicamente con ambienti della sinistra) contro docenti, scrittori, personale diplomatico, luoghi e persone appartenenti alle comunità ebraiche Italiane, che, di volta in volta, venivano identificati come rappresentanti di Israele e della sua società.
Questi episodi si fondano e prendono spunto, putroppo, anche da quella costante deformazione dell'informazione operata (consapevolmente o meno) dai media Italiani e che riconduce la rappresentazione di Israele a quella di "Stato oppressore" e infanticida.
Nella nostra società, così fragile, ansiosa, aggrappata tenacemente all'idea cattolico-comunista della solidarietà, dell'uguaglianza, del diritto al diritto, dello Stato "garante della pace e della serenità", la figura dello "Stato oppressore e infanticida" desta ovviamente sentimenti fortemente ostili; paradossalmente più ostili di quelli che suscitano gli attentati terroristici in genere (in quanto i terroristi vengono considerati, più o meno, alla stregua di "dementi", di "incapaci di intendere e volere", pertanto i loro crimini vengono giudicati con quella tipica clemenza a cui la nostra stessa giustizia penale ci ha da lungo abituato; una specie di "attenuante" che non si può certo riconoscere alle azioni compiute da un Stato).
Il giornalismo pubblico, di Stato, in quanto pagato con i soldi di quasi tutti gli Italiani, dovrebbe essere garanzia di equilibrio e professionalità, e proprio per questo ha più effetto di altri mezzi di informazione sulla formazione dell'opinione pubblica, proprio perchè i suoi utenti "si fidano"; pertanto, laddove l'informazione sia distorta dal giornalismo di stato, maggiore è l'effetto disinformativo, e più grave la Colpa.
Purtroppo la distorsione è tanto forte quanto difficilmente identificabile dalla maggioranza degli Italiani che, si sa, non dedicano molto tempo alla lettura nè all'approfondimento.
Il fatto è che la deformazione inizia proprio con "la notizia", o meglio, con LA SCELTA della notizia; e qui, finalmente, mi ricollego all'inizio di questo Post.
Ascoltando attentamente tutto il servizio mandato in onda oggi su tutti i TG nazionali, si capisce chiaramente che dalla striscia di Gaza sono giorni che vengono lanciati decine di "razzi", per non dire "missili", sulle case e sulle teste degli Israeliani, uomini, donne, e bambini inclusi.
Come mai di questo FATTO (di cui certamente i giornalisti inviati e le nostre redazioni erano perfettamente a conoscenza) NON E' STATA DATA NOTIZIA?
Mi ricordo perfettamente che, circa vent'anni fa, per il solo fatto che una paio di esplosioni sono state udite vicino alle coste di Lampedusa, per i giorni a seguire i giornali e telegiornali Italiani hanno riempito pagine e ore di trasmissione per dare e trattare "LA NOTIZIA" riguardo a due presunti missili lanciati, presumibilmente, dalla Libia.
Perchè, allora, mi domando, la gragnola di "missili" che da mesi e mesi, viene lanciata dai palestinesi di Gaza sugli Israeliani, bambini inclusi, producendo, danni, feriti, qualche morto, e molto, molto terrore, non viene considerata dalle redazioni dei telegiornali di Stato, degna di diventare "notizia"?
Non dico un un servizio al giorno, visto che i lanci sono quotidiani, ma almeno uno alla settimana! giusto per mantenere nell'opinione pubblica una certa consapevolezza sul reale stato delle cose e non, piuttosto, indurre gli Italiani a credere che, per il solo fatto che i giornali nostrani non ne parlano, i palestinesi concedano periodi di "tregua" alla popolazione Israeliana (come gli stessi giornalisti spesso si ritrovano a dire).
Insomma, se i palestinesi "bombardano" gli Israeliani, di questo non viene data notizia agli Italiani, ma se Israele reagisce e attacca le postazioni da cui partono i missili palestinesi, il fatto diventa immediatamente degno di occupare un posto nella scaletta dei telegiornali.
E' difficile capire perchè il continuo e quotidiano attacco "razzistico/missilistico" dei palestinesi contro uomini, donne e bambini Israeliani (quindi deliberatamente contro "civili") non sia ritenuto degno di essere NOTIZIA, mentre la reazione Israeliana sì.
Ma è facile, invece, capire che questa SELEZIONE delle informazioni, già da sola è sufficiente a distorcere la rappresentazione della realtà.
L'ascoltatore è inevitabilmente indotto a ritenere il lancio dei "razzi" palestinesi SPORADICO e sostanzialmente inoffensivo (il nome stesso "razzo", invece di "missile", aiuta questa percezione); la stessa assenza di "interesse" giornalistico sul fatto sostiene l'idea che gli effetti letali di questi lanci siano trascurabili... sennò i giornali ne parlerebbero... no?
Per cui... se i razzi palestinesi sono, tuttosommato, innocui... come si può giustificare una così imponente e violenta azione militare Israeliana, con tanto di morti palestinesi civili e bambini, da diventare immediatamente oggetto di notizia su tutti i giornali di Stato?
IL FATTO è che i razzi palestinesi non sono meno letali delle classiche bombe a mano e il loro lancio quotidiano nella misura di centinaia alla settimana (una vera e propria forma di bombardamento), li rende tutt'altro che innocui causando danni e feriti gravi con amputazioni di arti pure tra bambini.
Ma la percezione che gli Italiani ricevono è chiaramente tutt'altra.
A contribuire a ridurre la percezione della gravità e degli effetti terroristici dei "bombardamenti" palestinesi, c'è pure la scelta delle parole usate dal giornalista per introdurre il servizio.
Su di un TG RAI di oggi, l'azione militare Israeliana è stata definita come una risposta al lancio dei razzi palestinesi "sul territorio Israeliano".
E' chiaro che in questo modo si sposta l'attenzione dal fatto principale, (ovvero sull'intento dei palestinesi di colpire, ferire, e possibilmente uccidere, quanti più israeliani possibile bambini compresi) e si rende la comunicazione molto più asettica e meno emotiva; insomma un conto è dire che i palestinesi lanciano i razzi contri "il territorio Israeliano", un'altro dire che li lanciano contro "i civili e i bambini Israeliani".
Al TG1 riferiscono che l'attacco Israeliano ha causato la morte di circa trenta palestinesi, soprattutto "miliziani", ma anche una decina di "civili" tra cui sette donne e tre "bambini".
Al TG3, addirittura, il riferimento ai "miliziani" è scomparso e la notizia è stata data così:
"...sono stati uccisi circa trenta palestinesi tra cui sette donne e tre bambini"(sic!).
Direi che la versione del TG3 è, come al solito, quella più "deformante".
Detta in questo modo si lascia intendere che l'effetto dell'attacco Israeliano è stato quello di "uccidere palestinesi" e, cosa ancora più abberrante, "bambini palestinesi".
Già a questo punto dell'analisi possiamo comprendere che l'opinione indotta dai giornali RAI sull'ascoltatore non può condurre ad altro che a questa idea: che i palestinesi, sebbene lancino razzi di tanto in tanto, sono innocui, che la reazione di Israele è ingiustificata, e, inoltre, è spropositata (trenta morti) razzista (diretta contro "i palestinesi") e crudele (contro i bambini).
Potrei anche fermarmi qui, perchè già queste osservazioni sono sufficienti a dare un'idea di quali sono i piani su cui si muove la dis-informazione giornalistica pubblica e di quanto facilmente si possa indurre un'idea deformata della realtà mediante la semplice "selezione" delle notizie e delle "parole" usate per definire "i fatti";
Un'idea, in questo caso, ingiustamente pregiudizievole delle ragioni, degli intenti, e degli effetti delle azioni del governo Israeliano e del suo esercito; con l'effetto "devastante" di rendere Israele una specie di Stato "Mostro" e attirando su di esso l'ostilità e l'animosità dell'opinione pubblica Italiana così formata.
Ma voglio aggiungere un ulteriore appunto alla questione "qualitativa" più sopra accennata.
Mi riferisco alla distinzione tra "terroristi", "miliziani", "civili", e bambini, che viene sistematicamente fatta durante i servizi dei nostri TG mentre si "contano" gli effetti degli interventi militari Israeliani contro "i palestinesi" o contro "il campo profughi" palestinese (oramai delle vere e proprie località in "stile" arabo; ma continuare a chiamarle "campi profughi" aiuta a trasmettere l'idea di "luogo della sofferenza") .
Ovviamente la valutazione e la reazione emotiva è ben diversa se ad essere "vittima" dell'azione militare Israeliana sono dei "miliziani", piuttosto che dei semplici (ed innocenti) "civili", piuttosto che (ancora più innocenti) "donne", o peggio (super innoccentissimi) "bambini".
Quindi, dire "gli Israeliani hanno ucciso 27 terroristi, tra cui cinque donne, e tre adolescenti" è ben diverso che dire "gli Israeliani hanno ucciso 30 palestinesi, tra cui cinque donne e tre bambini".
Nel primo caso si può immaginare che l'azione militare sia stata, necessaria (perchè rivolta contro i "terroristi"), precisa e mirata; che le donne pure partecipano alle attività belliche palestinesi (come in effetti accade), e le "vere" vittime, pur essendoci, sono relativamente poche.
Nel secondo caso, invece, la cosa assume le forme di una strage; anzi, di una strage di innocenti.
L'attaco risulta essere indiscriminatamente contro "i palestinesi", "i civili" (visto che non si menzionano nè miliziani e nè tantomeno "terroristi" , e contro gli innocenti (donne e bambini).
Ora... visto che la "qualificazione" e la distinzione tra "miliziani" e "civili" la fanno direttamente le fonti palestinesi ( in particolare i presidi ospedalieri) che, ricordiamolo, NON VENGONO VERIFICATE e, visto e considerato che i "miliziani" palestinesi spesso indossano abiti civili, e che la differenza tra "miliziano" e "terrorista" è una questione molto chiara (gli uni "combattono", gli altri colpiscono deliberatamente e vigliaccamente "i civili""nemici") ma difficilmente provabile e documentabile, va da sè che le "fonti palestinesi" (ben consapevoli del diverso impatto emotivo sull'opinione pubblica occidentale), tendono a qualificare come vittime "civili" il maggior numero di persone per avvalorale l'idea che l'attacco Israeliano è tutt'altro che "mirato".
Lo stesso dicasi per la qualifica di "bambino" a cui noi tendiamo ad associare maggiormente l'idea dell'innocenza e, quindi, della "vera vittima".
Ora è ben noto che in palestina l'uso delle armi anche tra giovani e giovanissimi non è certo un fenomeno limitato; cosa impedisce alla "fonte informativa" o al "giornalista" di definire "bambino" un palestinese di 11,12 o 13 anni?
Ipotizziamo che tra i "miliziani" palestinesi colpiti dall'esercito Israeliano ci fossero pure due ragazzini di 12 anni tutt'altro che "inconsapevoli"... chi impedirà al giornalista di definire anche quei due "ragazzini in armi" dei "bambini (innocentissimi)"?
In fondo non sta scritto da nessuna parte a quale ètà si finisce di essere bambini... basta guardare certi esponenti politici... Craxi, Mastella... nel momento in cui sono stati accusati di fare qualcosa di illecito, la prima cosa che hanno detto è stata: "ma lo fanno anche gli altri!"
Stesse parole che userebbe un bambino di 6 anni!
Purtroppo però, in questo caso, il richiamo della figura del "bambino" come vittima ha l'effetto di evocare l'idea della "strage di innocenti"; un'immagine molto forte, molto emotiva e molto "giornalistica" (nel senso che il giornalismo "rampante" è sempre alla ricerca affannosa di notizie, e immagini, che suscitino forti emozioni, reazioni); l'uso forzato di questa immagine porta, come dicevo sopra, ad una ulteriore deformazione della realtà, in cui a farne le spese è costantemente soprattutto il giudizio dell'opinione pubblica sull'operato del governo Israeliano e sulle sue azioni militari; un giudizio inevitabilmente teso alla condanna senza appello.
Il controsenso di oggi è questo:
Che le redazioni dei TG nazionali ritengano gli interventi militari Israeliani degni di immediati servizi giornalistici di informazione e denuncia, mentre alle quotidiane gragnuole di granate lanciate dai palestinesi sulle teste degli Israeliani non viene dato nemmeno lo spazio di un trafiletto.
Saluti e...
buoni controsensi a tutti.
mercoledì 13 febbraio 2008
Che misero stipendio!
Prendo spunto dalla puntata di ieri sera (12/02/08) di "Porta a Porta", trasmessa su RAIUNO, per mettere nero su bianco il sentimento di stupore con retrogusto di indignazione che già altre volte in passato mi ha colto assistendo scene che, a mio giudizio, non possono essere altro che "sceneggiate".
Il fatto è che, da ché esistono i sindacati e i contratti nazionali, ogni stagione è buona per piangere sulla "magrezza" delle buste paga e per invocare aumenti salariali... ovviamente su queste rivendicazioni e su questo tipo di malessere c'è tutta una fetta politica e politicante che ci campa e che ha interesse ad enfatizzare la percezione del disagio sociale collegato alla questione salariale.
Infatti, in questo ambito la competizione politica si è svolta come una specie di corsa al rialzo nell'essere più bravi degli "altri" a manifestare maggior sentimento di compassionevole tristezza verso chiunque fosse ascrivibile alla categoria dei "lavoratori dipendenti" ( ovviamente per lavoratori autonomi, artigiani, commercianti, visto che non appartengono alla suddetta categoria, nessuna compassione "a prescindere" ) , accompagnando tale sentimento al maggior sdegno possibile per il livello retributivo che, "a prescindere", non poteva essere definito altro che "misero".
A prescindere da che? a prescindere dal fatto che ci sono parecchie categorie di "lavoratori dipendenti", ad esempio magistrati e dirigenti pubblici, che guadagnano più di lavoratori autonomi, artigiani o commercianti che oltrettutto, magari a seguito dell'evoluzione del mercato, a differenza dei suddetti lavoratori dipendenti, col passare del tempo, invece di vedere aumentare i loro guadagni, li hanno visti via via diminuire; basti pensare ai calzolai, alle officine di riparazione delle biciclette, ai piccoli fruttivendoli... privi di qualunque garanzia retributiva ( mica possono rivolgersi ad un "tribunale del lavoro" se un cliente non torna più ad acquistare da loro o gli contesta il corrispettivo ) e in balia dell'evoluzione del mercato delle merci e dei servizi, e DELLE LEGGI(!).
Giusto ieri sera alla trasmissione "Ballarò" su RAITRE, l'on. Franceschini del neocostituito PD, non ha avuto nessuna remora nel prendere i "lavoratori autonomi" come esempio di "evasore fiscale" e contemporaneamente ribadire la assoluta innocenza fiscale "a prescindere" del "lavoratore dipendente" ( l'accostamento è stato fatto in un tentativo di "equità di condanna" dove i primi sono da condannare per evasione, i secondi, semmai, per non fare il loro dovere ).
A prescindere da che? dal fatto che è molto facile ed è esperienza comune a tutti, imbattersi in lavoratori dipendenti privati e pubblici ( questi ultimi a maggior ragione visto che spesso godono di orari che gli consentono di avere mezza giornata libera ) che effettuano lavori artigianali o di consulenza, o di assistenza, "in proprio" e assolutamente "in nero" ( elettricisti, muratori, idraulici, estetiste, ma anche insegnanti, infermieri, tecnici del Comune o delle Agenzie del Territorio, Vigili del Fuoco, Vigili Urbani... etc, etc... ), quindi, con evasione fiscale totale.
Tornando alla gara a chi è più bravo a "strapparsi le vesti" parlando dei "miseri" stipendi dei lavoratori dipendenti, c'è da dire che, in effetti, se perfino il lauto stipendio di parlamentare, sufficente da solo a far campare dieci operai tessili, è ritenuto da più di qualche esponente politico "appena sufficiente" a coprire le spese; figurarsi come deve apparire ai loro occhi una retribuzione che è un decimo di quella a cui sono ormai abituati.
Ma, in aggiunta alla "questione salariale", da quando poi lo Stato Italiano, entrando in Europa, ha cominciato a stringere i cordoni della borsa e contemporaneamente ad "aspirare" quanta più liquidità possibile dalle tasche degli Italiani per far fronte agli impegni Europei di "stabilità economica" ( e meno male! ), si è cominciato a versare sempre più copiose lacrime anche sul "fronte" delle pensioni.
Giusto verso gli anni '90 nasce il PdP, il Partito dei Pensionati... come era prevedibile, anche attorno alla questione "pensionistica" si è sviluppato tutto un dibattito politico in cui la competizione ricalcava esattamente quella a "difesa dei salari" con l'unica differenza che "lavoratori dipendente" è stata sostituito con "pensionato" e "retribuzione/salario" con "pensione"... il tutto ovviamente sempre all'insegna dell'"a prescindere".
Ecco che, come in tutte le competizioni, anche in questa si è concretizzato il "rischio dopping".
Infatti, per ovvie convenienze politiche ma anche giornalistiche ( si sà, i giornali/giornalisti sono sempre alla ricerca della notizia "sensazionale" o, in mancanza, di quella che crea scalpore, o che smuove gli animi, i sentimenti, e ditemi voi, se un bell'articolo o un bel servizio sulla giovane famigliola che non guadagna abbastanza per mantenere sè e i suoi figli o sul pensionato che non arriva alla "quarta settimana", beh... non tocca forse il cuore delle persone? ), si sono manifestati sempre più casi "artificialmente gonfiati".
E qui torno alla puntata di ieri sera di Porta a Porta... un caso esemplare di dopping informativo o, se vogliamo di caso "artificialmente gonfiato".
Ma prima di dire chiaramente a cosa mi riferisco, voglio ricordare la puntata di "Forum", trasmessa l'altro ieri pomeriggio su Rete4 perchè, come direbbe un noto ministro dell'ultimo governo Prodi, "qui c'azzecca" e come che c'azzecca.
Si trattava di una causa in cui da una parte c'era un uomo che lavorava come muratore e guadagnava circa 1700Euro/mese, dall'altra la sua ex moglie che assieme ai loro tre figli viveva nella ex casa coniugale di proprietà del marito il quale era tenuto a versare alla moglie 1000Euro/mese per il mantenimento dei figli e della moglie.
L'ex moglie si è rivolta al giudice perchè, da alcuni mesi, il marito, avendo scoperto casualmente che la donna aveva una piccola fonte di reddito ( circa 4-600 euro/mese ) non gli corrispondeva più per intero l'importo dovuto ma solo 700Euro (ovvero solo parte destinata al mantenimento dei figli).
Ebbene, è qui interessante notare che il pubblico in studio e pure i votanti via Internet hanno letteramente "stroncato" le ragioni dell'ex moglie; l'accusa che maggiormente gli veniva rivolta era di essere insensibile alle difficoltà economiche del marito ( a cui inizialmente rimanevano 700Euro al mese per mantenersi ), e, considerato il reddito complessivo di "ben" 1100-1300Euro/mese su cui poteva contare, non era affatto nelle condizioni "morali" di chiedere al marito di continuare a sacrificarsi come all'inizio visto che ( e qui sta il punto a cui volevo arrivare ), visto che 1200-1300E/mese sono sufficienti al mantenimento suo e dei tre figli piccoli ( senza affitto, nè mutui ).
La conduttrice, Rita Dalla Chiesa, legge pure una e-mail, ricevuta durante la trasmissione, dove una signora sosteneva che nella sua famiglia con un stipendio di 1000E/mese vivono in quattro! ( per cui biasimava la donna in causa perchè, con "soli" tre figli e "ben" 1200-1300Euro di reddito, poteva permettersi senz'altro di farseli bastare ).
La stessa Rita Dalla Chiesa, di norma sempre attenta a non sbilanciarsi troppo nel giudizio, è giunta a definire "indifendibile" la ex-moglie la quale continuava a denunciare fortemente il suo "bisogno" di continuare a ricevere per intero l'assegno di mantenimento ( 1000E ) perchè i altrimenti, a dispetto di tutti quelli che sostenevano il contrario, "non ce la faceva" a coprire tutte le spese.
Ecco...
arrivo alla puntanta di Porta a Porta...
c'è il Cav. del Lavoro Silvio Berlusconi in studio...
il conduttore, Bruno Vespa, vuole introdurre una domanda al suo ospite per mezzo di un breve servizio... un'intervista... la domanda, come potete immaginare, verterà sul caro vita e sui salari.
Inizia il servizio...
un uomo e una donna, coniugi, di mezza età si presentano...
impiegata Lei... impiegato Lui...
Con un espressione triste, triste e il tono di voce sommesso di una persona avvilita rispondono alle varie domande poste dall'intervistatore.
Che reddito avete? Lei: 1500E - Lui: 1700.
Totale: 3200Euro, ogni mese, SICURI(!)
Molta gente in quelle condizioni avrebbe un sorriso da un'orecchio all'altro ma i nostri protagonisti no, anzi, al contrario espressione triste e tono sommesso ( per non parlare del tono di voce usato dell'intervistatore nel porre le domande, quel tipico tono di chi ha quasi ritegno nel porre domande che "fanno soffrire", perchè costringono l'intervistato a raccontare il suo "dramma" e l'ascoltatore a diventarne partecipe ).
L'intervista continua:
...e, ce la fate ad arrivare a fine mese?
- Eehh (sospiro) a fatica... sà... il mutuo per la casa ( nuova?), la rata per l'automobile (nuova?), le bollette, i figli ( maggiorenni che vivono per conto loro ) da aiutare, le tasse... etc... etc...
Man mano che i "testimonial" della coppia avvilita dalla difficile situazione economica in cui versa, elenca i costi a cui fa fronte mensimente, sullo schermo televisivo viene fatto comparire il totale progressivo; a fine intervista la cifra raggiunge quota... indovinate un po!... 3100!
Siiii! incredibile! a fine mese questi coniugi non riescono a risparmiare più di 100 Euro!
Il servizio si chiude poi in modo "teatrale" con l'inquadratura del libretto con le foto delle viaggi/vacanza trascorsi che in futuro, la coppia non potrà più permettersi.
A questo punto la domanda sorge spontanea...
ma se l'ex moglie della succitata puntata di Forum si è vista rivolgere innumerevoli aspre critiche per il fatto che lamentava la sua incapacità di far fronte alle spese mensili con "soli" 1300E al mese, cosa avrebbero fatto o detto gli ospiti in studio a Forum se si fossero trovati di fronte la coppia "testimonial" di Porta a Porta che, con un reddito più che doppio di quello della donna e con soli due figli ( maggiorenni e indipendenti ), arrivano a fine mese spendendo quasi tutto?
E allora un conto è mostrarsi tristi e avviliti perchè non si riesce ad avere tutto quello che si vuole o a mantenere tutto quello a cui si è stati abituati fino a quel momento; un'altro conto è vivere con l'ansia di non riuscire a potersi permettere nemmeno lo "stretto necessario".
E con "stretto necessario" mi riferisco ovviamente alla versione più economica possibile di queste "merci": alimenti, vestiti (anche di seconda mano), un tetto, servizi e prodotti per l'igiene, riscaldamento, istruzione, un mezzo di trasporto autonomo (anche usato).
E qui finalmente posso spiegare l'indignazione a cui facevo riferimento all'inizio di questo mio post.
E' o non è indecente che, con tutte le famiglie Italiane che versano VERAMENTE in condizioni di incipiente indigenza, coppie e singoli che rischiano non potersi permettere nemmeno lo "stretto necessario", un servizio giornalistico importante come quello RAI prenda come esempio di "famiglia in difficoltà" una coppia di coniugi che DI FATTO gode di un buon reddito e il cui problema principale è, semmai, decidere su quali delle cose che desidera acquistare dovrà risparmiare?
E' o non è indecente che delle persone che avrebbero tutte le ragioni per ritenersi benestanti e, comunque, tutt'altro che a rischio indigenza, vadano in televisione a mostrare la loro faccia triste, pensierosa e avvilita?
Perchè delle due l'una: o sono davvero convinti di essere in difficoltà economiche, e allora sarebbe meglio che cominciassero a guardarsi intorno, o fanno "la scena" a favore e nell'interesse del giornalista, ed allora quella "sceneggiata" risulta essere un deliberato insulto a coloro che VERAMENTE versano in gravi difficoltà economiche.
Ecco, anche se non escludo la prima ipotesi, propendo per la seconda.
Ma la cosa stupefacente è che dopo la "testimonianza" nessuno dei presenti alla trasmissione "giornalistica", e tantomeno il personaggio politico di turno, ha sollevato dubbi sulla reale condizione dei coniugi presi ad esempio nel servizio.
Questo ha purtroppo un senso:
Al giornalista interessa il "pathos"; non importa come... purchè si "pianga".
L'importante non sono i contenuti... sono le facce tristi, i toni sommessi, i volti avviliti... semmai si preoccuperà, giusto per un minimo di coerenza sul tema, che la differenza tra entrate e uscite del "testimonial" sia vicino allo zero.
Al personaggio politico non importa "chi piange" e se "ha reale motivo a piangere", l'importante è far vedere che pure Lui, il politico, partecipa della sofferenza e "piange", meglio se dimostra di saper piangere anche più degli "altri" (politici).
Del resto "anche i ricchi piangono", e se un politico non dimostra solidarietà verso le "ansie" ( giuste o sbagliate che siano ) di quello che potrebbe essere un esempio di "Italiano medio" rischia di attirarsi le antipatie di quelli che in quell'esempio si riconoscono... insomma... "anche i ricchi... votano!"
La cosa potrebbe passare inosservata o forse anche risibile se non fosse che ha due effetti collaterali decisamente disdicevoli:
- Il primo di ordine morale: spendere tempo e informazione pubblica a parlare di "finta sofferenza" quando di vera ce n'è a palate è un insulto a chi la vera sofferenza la vive tutti i giorni sulla propria pelle.
- Il secondo di ordine sociologico: se si fa passare il messaggio mediatico che non c'è un limite di reddito al di sopra del quale è giusto e doveroso ritenersi benestanti, automaticamente si legittima CHIUNQUE a lamentarsi per le proprie "difficoltà economiche", indipendentemente dal fatto che queste siano REALI ( incapacità di procurarsi il minimo necessario ) o dovute al differenziale tra ciò che ci si può permettere e ciò che si desidera avere. In pratica si "promuove" il malcontento in ogni fascia sociale.
Come accennavo all'inizio di questo mio post, purtroppo mi è capitato già altre volte in passato di assistere ad altri casi "indecenti".
Più o meno agli inizi degli anni novanta ricordo chiaramente di aver visto un servizio giornalistico RAI in cui veniva intervistata una insegnante in pensione che, quando nel contempo la maggior parte dei pensionati raggiungeva a malapena il milione di Lire, dichiarava di percepire due milioni di Lire al mese e (udite, udite!) si lamentava con l'intervistatore delle sue difficoltà di "arrivare a fine mese".
Altro caso: sempre negli anni novanta mi è capitato di leggere un articolo sul giornale locale che riportava l'iniziativa di un gruppo consigliare di sinistra ( mi pare si trattasse proprio di Rifondazione Comunista ), di portare nella sala del Consiglio Comunale un "lavoratore dipendente" a testimioniare la difficoltà economica della classe sociale a cui apparteneva; ebbene tra le migliaia di lavoratori che nel territorio comunale percepivano appena più del milione di Lire, in un periodo nel quale uno stipendio da due milioni era considerato "lauto", quegli esponenti politici non sono riusciti a presentare al Consiglio Comunale niente meno che un autista della locale azienda dei trasporti pubblici; un para-statale, con orari agevolati, iper-garantito nei diritti e nella continuità lavorativa che, inoltre, a quel tempo percepiva circa... 1.700.000 Lire al mese! e, di grazia, di cosa avrebbe dovuto lamentarsi costui?
E quegli esponenti della politica locale... con che faccia-tosta, mi domando, avranno argomentato le "gravi" difficoltà economiche in cui versava il loro "testimonial"?
Ecco...
mi pare, a questo punto di aver chiarito e documentato la fonte dello "stupore con retrogusto di indignazione" di cui avevo detto nelle prime frasi di questo post.
Penso che non sarà difficile che concordare con il mio punto vista e , comunque , ogni commento sarà benvenuto.
Il controsenso di oggi è questo:
Discutere in pubblico di povertà e disagio economico portando come esempio persone oggettivamente "benestanti". (Un insulto a chi la povertà la vive veramente).
Saluti e...
buoni controsensi a tutti.
venerdì 8 febbraio 2008
Il mutuo sicuro... costa di più!
Questa mattina, sul canale televisivo RAIUNO, durante la trasmissione "UNOMATTINA", si parlava di mutui.
Ovviamente si sottolineava, con l'aiuto di varie tabelle, che con l'aumento delle rate dei mutui a tasso variabile, ci sono sempre più famiglie in difficoltà.
Allora la domanda "giornalistica" sorge spontanea:
Come mai, a partire dai primi anni 2000, così tante persone/famiglie hanno sottoscritto un mutuo a tasso variabile e non uno a tasso fisso?
La domanda non sarebbe nemmeno da porre visto che la risposta ovvia è: perchè le rate variabili costavano di meno di quelle fisse!.
Ma la gran parte dei "nostri", "nostrani" giornalisti, ben formati e conformati alla cultura di incontrovertibile matrice Cattolico-Social-Comunista (che è la cultura storica Italiana e pure quella "Politicamente Corretta" per eccellenza), sono sempre alla ricerca del "ricco" che opprime il "povero"... e certo indagando il rapporto tra banche e famiglie Italiane non c'è bisogno di far fumare il cervello per individuare chi è il "ricco" e chi il "povero".... fin troppo facile!
A questo punto, quindi, alla domanda indecente dalla ovvia risposta, si affianca l'idea di una indecente risposta che rende ovvia la domanda:
- Non'è che "per caso", siano state le banche a suggerire il tasso variabile? -
E di seguito...
- E perchè le banche suggerivano quello variabile quando ben avrebbero dovuto sapere che i tassi, e quindi anche le rate, sarebbero aumentati? -
E poi...
- Non è che, "per caso", le banche avevano più "interesse" con in mutui variabili che non con quelli fissi? -
Insomma, domanda finale...
- E' o non è ( ma certo che lo è! ) colpa delle banche ( ricche e senza scrupoli ) se adesso ci sono persone/famiglie ( povere e ignoranti ma in buona fede ) che non riescono più a far fronte alle rate sempre più pesanti?
Indovinate cosa dicono i vari ospiti della trasmissione?
Dicono, che, in effetti, le banche hanno consigliato quello che non si doveva consigliare; che il tasso variabile è meglio di quello fisso perchè mette al riparo dagli aumenti dei tassi; che, oggi gli Italiani, ( evidentemente più consapevoli della "fregatura" ) sottoscrivono in massa i mutui a tasso fisso... per cui...
TESI CONFERMATA!
Il tasso variabile era una "fregatura", le banche lo sapevano, ma li hanno "spinti" per lucrare sui "poveri", ignoranti, bisognosi e in buona fede.
CHE VERGOGNA!
Ma, dico io, non è che forse questa tesi sottintende che gli Italiani che hanno sottoscritto un mutuo a tasso variabile, oltre ad essere ignoranti e in buona fede, siano anche dei lobotomizzati?
persone non in grado intendere e, quindi nemmeno di volere? ( e perchè mai hanno ancora diritto di votare e guidare l'auto allora se tale è la loro condizione? )
Perchè lobotomizzati? perchè NON E' CREDIBILE che una persona maggiorenne, in grado di leggere e scrivere, immersa fino al collo nell'informazione di massa, nell'era dell'informazione in tempo reale a portata di "click", all'atto della sottoscrizione di un mutuo per centinaia di milioni di equivalenti Lire, che lo avrebbe indebitato per i prossimi 15, 20 anni, e che ha sicuramente firmato risme di "fogli informativi", contenenti le "cause di rischio", che le banche sono obbligate per Legge a consegnare al cliente, ma che il cliente regolarmente NON LEGGE... NON E' CREDIBILE, dicevo, che questa persona non fosse al corrente dell'esistenza di mutui a tasso fisso e della differenza tra questi e quelli a tasso variabile.
NON E' CREDIBILE...
a meno che...
a meno che non si supponga che tale persona sia veramente "scema", ovvero gravemente deficitaria di capacità cognitive e di comprensione.
Per inciso, il tasso variabile è calcolato dalle banche sulla base di un tasso di riferimento ( spesso l'Euribor ) a cui la banca aggiunge il suo VERO guadagno... lo spread ( che poteva essere anche inferiore all'1% );
Il tasso fisso, invece, è calcolato sulle PREVISIONI di andamento del tasso variabile lungo il periodo interessato dal mutuo, per cui, soprattutto se le previsioni sono al rialzo, il tasso fisso è NECESSARIAMENTE più alto di quello variabile... e lo è pure il guadagno che la banca cerca di ottenere, visto che si accolla il rischio di aver concesso un tasso fisso più basso dell'eventuale tasso effettivo che un domani dovesse verificarsi.
Da punto di vista della banca il tasso variabile sta a quello fisso come, per un Italiano che volesse far fruttare i propri risparmi, i BOT stanno alle azioni; i primi danno poco ma garantito nel tempo, i secondi possono dare molto... se le previsioni sono azzeccate!.
Per riassumere, cinque anni fa, chi voleva sottoscrivere un mutuo ventennale, SENZ'ALTRO era a conoscenza dell'esistenza dei mutui a tasso fisso ( a meno che, come dicevo sopra, non fosse "deficiente") e SENZ'ALTRO si sarà fatto fare più di una proposta da più di una banca, e SENZ'ALTRO si sarà accorto che la rata da pagare del mutuo a tasso fisso era sensibilmente più alta di quello a tasso variabile.
Allora, dico io, partento dal presupposto che, sì gli incapaci di intendere e di volere esistono, ma la gran parte di quelli che stipulano contratti non lo sono e non lo possono essere... non è che, "per caso" gli Italiani, a quel tempo, abbiano preferito il mutuo a tasso variabile perchè "è meglio spendere poco oggi... domani si vedrà?" ( e "speriamo che io me la cavo" ).
E dopo l'arrivo dell'Euro e l'economia in rallentamento ( per non dire stagnazione nel caso Italiano ) il domani poteva facilmente presentarsi al rialzo sì... ma molto, molto lento.
E poi, con il tasso variabile, la banca ci guadagna sempre lo stesso spread... se quello spread era considerato giusto e accettabile cinque anni fa, perchè adesso non dovrebbe più esserlo?
Ha o non ha anche una banca il diritto/dovere di guadagnare qualcosa sul prestito ( mutuo ) che elargisce?
Anche nel caso dei mutui vale l'assioma "La sicurezza costa..." e il suo postulato "... e quel costo sicuramente qualcuno lo paga".
La sicurezza data dal mutuo a tasso fisso ha un costo...
se poi gli Italiani che hanno scelto il mutuo a tasso variabile, hanno coscientemente preferito non pagarlo, bisogna perforza cercare un colpevole?
Il controsenso di oggi è questo:
Volere il risparmio del tasso variabile e poi lamentarsi di non avere la sicurezza di quello fisso.
Saluti e...
buoni controsensi a tutti.
giovedì 3 gennaio 2008
Ensoniqmixer Starter.exe
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