martedì 1 marzo 2016

LA SOVRANITà MONETARIA, LE BANCHE E QUELL'ARTICOLO 1834 DEL C.C. ... LA SOLUZIONE FUTURA (UN GIORNO, FORSE).

Molti oggigiorno additano al sistema bancario, alle banche in generale, la colpa del dissesto finanziario, fatto di enormi "buchi", che coinvolge e affligge anche l'economia "reale", e quindi la vita di milioni di persone.
Più o meno tutti puntano il dito contro un unica cosa, sebbene imputata di volta in volta a diversi soggetti e con nomi diversi: il potere del sistema bancario di fare "quello che vuole" con "i soldi" della "gente".
Un potere assoluto, insindacabile.
Sia esso quello delle banche centrali che decidono quantità di nuova valuta da immettere sul mercato, ed i tassi di interesse; o sia quello delle banche commerciali di "usare" i soldi ricevuti "in deposito" per DARLI IN PRESTITO A CHI VOGLIONO, o fare qualunque tipo di ACQUISTO (sia esso di beni materiali, o di prodotti finanziari, come obbligazioni e titoli di stato) in modo completamente DISCREZIONALE, e alla completa "insaputa" dei clienti depositanti.
Molti ritengono che questo "potere" delle banche (in generale) sia una sorta di "abuso", di "truffa" ai danni dei clienti (o ai danni di tutti nel caso delle banche centrali) e che questo "super potere", o "privilegio", non solo vìoli una malintesa "sovranità monetaria" (intesa come il primato del legittimo proprietario dei risparmi depositati di decidere cosa può o non può essere fatto con i propri soldi) ma è la diretta conseguenza, almeno in italia, di una ben precisa norma di legge... l'art. 1834 del Codice Civile.
Leggiamo cosa recita tale articolo:
«Nei depositi di una somma di danaro presso una banca, questa ne acquista la proprietà ed è OBBLIGATA A RESTITUIRLA NELLA STESSA SPECIE monetaria, alla scadenza del termine convenuto ovvero a richiesta del depositante, con l'osservanza del periodo di preavviso stabilito dalle parti o dagli usi.
Salvo patto contrario, i versamenti e i prelevamenti si eseguono alla sede della banca presso la quale si è costituito il rapporto.»
Ecco, secondo un'opinione molto diffusa il "potere" assoluto e completamente discrezionale delle banche di fare "quello che vogliono" con i soldi ricevuti in deposito, deriverebbe dal fatto che la stessa legge italiana, conferisce alle banche "la proprietà" di tali depositi.
Ne consegue, almeno così pensano in molti, che se non fosse per quell'articolo, se la banca non fosse "proprietaria", non potrebbe fare quello che fa, non avrebbe "il potere" di fare "quello che vuole" con i soldi ricevuti in deposito.
In effetti è vero, se la banca non divenisse "proprietaria", sebbene CON OBBLIGO DI RESTITUZIONE, della somme ricevute in deposito, NON POTREBBE FARE ALCUN USO, ASSOLUTAMENTE NESSUNO, di tali somme, anzì, di più, sarebbe tenuta a restituire al depositante ESATTAMENTE LE STESSE "COSE", ovvero le stesse banconote e monete che sono state "fisicamente" consegnate dal proprietario originale alla banca.
IL PROBLEMA E' che, se le le cose stessero così, ovvero se in assenza di tale art. 1834 cc, la banche non acquisissero automaticamente la "proprietà" delle somme ricevute (CON OBBLIGO DI RESTITUZIONE) non sarebbe nemmeno possibile l'esistenza di servizi come il bancomat, e anche semplicemente la possibilità di prelevare contanti da una banca diversa da quella in cui è stato fatto il deposito, e non sarebbe nemmeno possibile fare pagamenti con assegni (a meno che questi vengano scambiati unicamente nella stessa banca dove è stata depositata la somma originaria, e senza comunque possibilità di "sostituire" le banconote depositate con altre diverse per taglio e numero seppur di equivalente "somma").
Questo perchè le banche non sarebbero autorizzate a restituire al depositante nulla di diverso da ciò che "fisicamente" è stato depositato.
In altre parole UNA BANCA CHE NON ABBIA LA "PROPRIETà" DEL "DANARO" (banconote, monete) RICEVUTO IN DEPOSITO NON POTREBBE ESSERE NULLA DI PIù CHE UNA SEMPLICE CASSAFORTE, dove uno "deposita" i SUOI soldi, e si può riprendere, esattamente i suoi e STESSI soldi che sono stati messi dentro.
Ovvero la banca non sarebbe nulla di più di una "cassetta di sicurezza", del cui contenuto infatti la banca non diviene mai proprietaria e non è tenuta in nessun caso a fare alcunchè.
A questo punto credo quindi che sia abbastanza chiaro che quel "privilegio" riconosciuto "per legge" alle banche, non è un "abuso di potere", un vero privilegio, ma è il "riconoscimento" formale, legale, di una CONDIZIONE GIURIDICA ASSOLUTAMENTE NECESSARIA per consentire alle banche di fare quello che fanno... ovvero di fare le banche e non le "cassette di sicurezza".
Non è un "privilegio", non è un "abuso di potere", non è una "violazione di sovranità monetaria" (malamente intesa), è una "necessità" giuridica e inevitabile.
Del resto coloro che depositano i propri risparmi in una banca, invece di tenerli sotto il matterasso, il mattone o in cassaforte, lo fanno di certo per la comodità dei servizi che il sistema bancario offre proprio in virtù della fatto che le banche possono "liberamente", scambiare, spostare di luogo, dare ad altri soggetti, le banconote fisicamente ricevute al momento del deposito.
Allora il cuore del problema, perchè in effetti un problema esiste, non è tanto che le banche abbiano o meno la proprietà del "danaro" depositato, ma piuttosto che tali somme depositate possano essere usate per prestiti ed acquisti di cui i depositanti non sono tenuti a sapere nulla e nemmeno hanno potere di "sindacare".
Però, domando, si può forse immaginare che i soldi depositati in banca non vengano usati per far prestiti?
Oggi in italia ormai non è più così (dato che i tassi di interessi sui piccoli risparmi sono pari a zero), ma fino a vent'anni fa, e tutt'oggi nel resto del mondo, chi deposita soldi in banca (invece di metterli in cassaforte) riceve un "compenso", una "rendita", calcolata secondo un tasso di interesse, ovvero una percentuale sulla somma depositata per un dato periodo di tempo.
C'è chi può dire di non sapere che tale compenso/rendita è il frutto di attività finanziarie delle banche, fatte con i soldi ricevuti in deposito, di cui la principale, tradizionale, storica, è proprio IL PRESTITO?
E si può forse immaginare che ad ogni prestito che la banca approva essa debba richiedere il consenso di ciascun titolare di deposito di danaro di cui la banca andrà a prestare?
No, credo proprio che ciò non si possa immaginare, perchè se le cose stessero così la banca non potrebbe fare la banca.
E del resto c'è veramente qualcuno che è interessato a sapere esattamente l'uso che viene fatto dei propri soldi depositati, ed in che misura (già perchè c'è anche un problema di calcolo di attribuzione della partecipazione dei singoli depositi per ogni operazione di finanziamento/credito, autorizzato dalla banca) fintanto che la banca rimane PER LEGGE, OBBLIGATA ALLA RESTITUZIONE?
No, non credo ci sia nessuno... anche perchè sarebbe quasi impossibile per i depositanti, anche fossero messi al corrente in ogni dettaglio, giudicare in modo opportuno la qualità delle operazioni finanziare quotidianamente approvate dalla banca.
Però, almeno in italia, dato che ormai le banche non riconoscono più alcun rendimento a fronte delle somme ricevute in deposito, ma anzi, le banche (in italia) pretendono di venire pagate dai correntisti per la fruizione dei servizi base che coinvolgo la sola movimentazione delle somme a deposito (per pagamenti e prelievi di contanti) si pone ragionevolmente la questione se sia ancora accettabile e "necessario", che le banche possano continuare ad usare liberamente ed in modo completamente discrezionale per le loro operazioni finanziarie, le somme ricevute in deposito, anche in considerazione del rischio che queste operazioni comportano.
La mia opinione è che forse E' ARRIVATO IL MOMENTO di cominciare a pensare e DI CHIEDERE, UN NUOVO TIPO DI CONTRATTO di "deposito" tra banca e cliente; un contratto in cui alla banca viene fatto esplicito divieto di includere le somme depositate tra quelle disponibili per le proprie attività finanziarie, tutte, nessuna esclusa, fatte salve tutte le operazioni di "movimentazione" necessarie per prelievi e pagamenti ordinati dal titolare del conto bancario.